Il mistero dell’essere umano è racchiuso nel duplice delitto di Rodion Romanovic Raskol’nikov, protagonista del capolavoro di Dostoevskij “Delitto e castigo”. Lo scrittore ha basato tutta la sua opera letteraria su un’unica domanda assoluta: perché esiste il Male? Nella vicenda del giovane Raskol’nikov, c’è l’uomo del sottosuolo che emerge rabbioso dai suoi inferi. Abisso e rimorso, solitudine e conforto, perdizione e redenzione.

Di fronte alla dura realtà dell’assassinio, a nulla servono le spiegazioni e le analisi psicologiche o sociologiche, perché il mistero del singolo individuo rimane per sempre. Il recente omicidio di una giovane incinta a Senago e quello dello studente che ha pugnalato la sua insegnante ad Abbiategrasso sono inspiegabili.

È inutile cercare di motivare il perché e il percome di tali atti attraverso il psicologismo da rivista o il sociologismo da talk show. Il male non è inquadrabile, non è contabilizzabile, non ha radici sociologiche, psicologiche, antropologiche. È banale e straordinario, strisciante e folgorante, è insito giù giù in fondo al cuore cavo e marcio dell’uomo.

Il silenzio è l’unica cosa decente da fare quando ci si trova di fronte all’enormità di un omicidio. Restare senza parole, invece di sproloquiare su tutto, di tutto e dappertutto per poi pontificare e discettare e catoneggiare e ammonire sul degrado dei costumi e tutto il resto della fuffa da trasmissione del pomeriggio.

Non c’è nulla da spiegare, nulla può essere spiegato. Ai familiari delle vittime non resta altro che vivere, o meglio, sopravvivere. Sopportare con pazienza le prove che il destino gli ha mandato e quando verrà quel giorno diranno che hanno sofferto, che hanno pianto, che hanno sentito tanta amarezza e che Dio, alla fine, ha avuto pietà di loro.

Il capolavoro di Dostoevskij ci ricorda che il male esiste, è presente in ogni essere umano e può esplodere ovunque, dovunque e dentro chiunque. Non c’è educazione, non c’è pedagogia, non c’è catechismo che possa eliminare il male. Resta solo il silenzio, l’unica risposta possibile davanti all’enormità di un omicidio.

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