La Procura di Milano ha concluso le indagini per il processo a una coppia di genitori affidatari accusati di riduzione in schiavitù. La giovane vittima, ospitata nella loro casa quando era appena maggiorenne, sarebbe stata costretta a subire violenze sessuali, anche di gruppo, in un contesto di riti satanici e messe nere. La coppia avrebbe dovuto prendersene cura con un rimborso economico, ma invece la ragazza ha subito le attenzioni sessuali del genitore affidatario, rimanendo incinta. Dapprima la coppia ha cercato di convincerla ad abortire, poi ha negato ogni coinvolgimento, ammettendo solo dopo il test del Dna che il figlio era dell’uomo. Le indagini del pm della Dda Stefano Ammendola sono iniziate lo scorso ottobre e a novembre il Tribunale del Riesame di Milano aveva revocato la misura dell’obbligo di dimora e di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico per i due coniugi. La Procura contesta agli indagati di aver esercitato sulla giovane donna poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà. Nel 2002 è nato un figlio a causa delle violenze, anche psicologiche, subite dalla giovane da parte del genitore affidatario, a cui viene contestato anche il reato di violenza sessuale di gruppo. Dal 2005 la donna sarebbe rimasta vittima di abusi durante riti satanici e messe nere a cui avrebbero preso parte diversi uomini non meglio identificati. Il caso ha avuto un iter giudiziario travagliato con denunce presentate dalla donna, che ora ha 41 anni ed è assistita dal legale Massimo Rossi, anche fuori dalla Lombardia. I genitori hanno sempre negato sostenendo che le sue denunce sono tutta una invenzione.

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