Laveno e Luino: le città coinvolte nel caso delle badanti provenienti dall’est Europa

Laveno e Luino, due città dell’alto Varesotto, sono state coinvolte in un caso di reclutamento di badanti provenienti dall’est Europa. Nel 2018, la Guardia di Finanza ha condotto un’indagine per ricostruire l’attività di un’associazione dedita al reclutamento di badanti provenienti dall’est Europa. Il caso è poi finito in tribunale a Varese, dove è ancora in corso il processo a carico di due donne accusate di intermediazione illecita e di associazione a delinquere.

Secondo le accuse, le donne reclutate venivano ospitate in uno degli otto alloggi di cui disponeva l’associazione a Laveno, pagando 7 euro al giorno, e spesso vivevano in condizioni igieniche precarie, con stanze sovraffollate. A Luino, invece, le future assistenti si recavano ai colloqui con il trolley, perché se l’incontro andava a buon fine avevano la possibilità di fermarsi direttamente dal nuovo datore di lavoro. Ma per quel posto dovevano versare all’associazione una “quota” di 600 euro e, secondo le accuse, non firmavano alcun contratto di lavoro.

Una delle imputate accompagnava le reclute ai colloqui, mentre l’altra aveva assunto ruoli di responsabilità all’interno dell’associazione, occupandosi delle iscrizioni e delle pubblicazioni degli annunci per trovare un impiego alle badanti. Molte delle donne messe in contatto con l’associazione erano clandestine.

Nonostante una delle due imputate risultasse priva di beni immobili intestati e di conti correnti, l’associazione ha registrato introiti per mezzo milione di euro in circa tre anni, con centinaia di badanti messe a lavorare.

Il caso delle badanti provenienti dall’est Europa ha messo in luce la necessità di regolamentare il settore dell’assistenza domiciliare e di tutelare i diritti delle lavoratrici straniere. È importante che le autorità competenti continuino a monitorare attentamente questo tipo di attività illegali e a perseguire i responsabili.

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