La morte di Giulia Tramontano, la giovane 29enne incinta di sette mesi, continua a essere al centro delle indagini della polizia. Durante l’autopsia sono state riscontrate ustioni estese sul corpo della vittima, insieme alle 37 coltellate inferte, che hanno reso impossibile datare con certezza la morte. Questi elementi sono considerati importanti dagli inquirenti per dimostrare che Alessandro Impagnatiello, il fidanzato della ragazza, avrebbe premeditato l’omicidio.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Milano e della Compagnia di Rho, Impagnatiello avrebbe cercato di “alterare la scena del crimine”, inscenando una fuga della giovane dalla loro casa di Senago, seguita da un possibile suicidio. Il barman avrebbe detto a più riprese anche all’altra donna con cui aveva una relazione parallela che Giulia aveva problemi mentali e voleva farla finita.

Inoltre, il tentativo di dare fuoco al corpo per due volte sarebbe stata una circostanza pianificata dal 30enne nei giorni precedenti all’assassinio. La premeditazione resta un punto centrale delle indagini ancora in corso, dopo che sono venute a galla alcune ricerche on line effettuate da Impagnatiello, tra cui due digitazioni sospette del 26 maggio, il giorno prima dell’omicidio: “disconnettere dispositivi whatsapp web” e “whatsapp web come uscire”.

Sarà importante anche ricostruire quando il giovane ha acquistato la benzina per il secondo tentativo di bruciare il corpo. Le indagini sono condotte dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo. La morte di Giulia Tramontano ha suscitato grande sconcerto in tutta Italia e la giustizia farà il suo corso per far emergere tutta la verità.

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