Francesco Braghini, cantautore e animatore culturale, è scomparso ieri sera all’età di 91 anni presso l’ospedale Civile di Brescia. Da qualche giorno era ricoverato in terapia intensiva dopo essere stato trovato privo di conoscenza in giardino dalla moglie mentre stava tagliando il prato con il tosaerba nella sua casa a Villaggio Prealpino. Francesco Braghini, famoso per la sua dedizione alla città di Brescia e alla brescianità, è stato definito “il cuore di Brescia” da uno dei suoi “giovani” scout che ha condiviso con lui decenni di strada.

Nato nel Quartiere Mazzucchelli, Braghini era il sesto di 12 figli e ha sempre avuto una grande passione per il canto e la chitarra, ereditati dalla sua famiglia. Dopo aver lavorato come apprendista alla Breda, ha completato gli studi magistrali e si è laureato in Lettere, diventando insegnante delle scuole medie. A partire dal 1970, ha composto molte canzoni in dialetto bresciano, tra cui la più famosa è “Bressa me bèla cità”, diventata col tempo l’inno della Leonessa. In un’intervista al Giornale di Brescia in occasione dei suoi 90 anni, Braghini ha dichiarato che questa canzone era “un vuoto che aspettava di essere riempito”.

Oltre alla sua attività musicale, Braghini ha dedicato gran parte della sua vita allo scautismo, iniziando con l’Oratorio della Pace da ragazzo e continuando con il gruppo Brescia 2. Poche settimane fa, è stato all’assemblea della Fondazione San Giorgio alla base scout di Piazzole, Gussago, della cui acquisizione era stato uno dei promotori.

Francesco Braghini lascia la moglie Ernesta e tre figli. La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per la città di Brescia e per tutta la comunità bresciana che lo ricorderà per sempre come uno dei suoi più grandi talenti e un uomo che ha dedicato la sua vita a promuovere la cultura e lo scautismo.

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