Stefano Binda, 50 anni, è stato condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa varesina trovata morta accoltellata nei boschi di Cittiglio nel gennaio del 1987. Tuttavia, i suoi avvocati hanno presentato un ricorso in appello alla Corte d’Assise di Milano, definendo la decisione dei giudici di Varese “ingiusta e inaspettata”.

D’altra parte, l’avvocato dei famigliari di Lidia Macchi, Daniele Pizzi, ha espresso fiducia nella validità della sentenza di condanna di Varese e ha dichiarato di non avere dubbi sul fatto che le responsabilità di Binda verranno riconosciute anche dalla Corte d’Appello di Milano.

L’omicidio di Lidia Macchi ha scosso profondamente la comunità varesina e ha lasciato una ferita aperta per oltre 30 anni. La sua morte violenta ha suscitato un’indignazione generale e ha spinto le autorità a fare tutto il possibile per trovare il colpevole del crimine.

Ora, con il ricorso in appello presentato da Stefano Binda, la vicenda si riapre e la giustizia dovrà fare il suo corso. Non resta che attendere l’esito del processo, nella speranza che si possa finalmente fare giustizia per Lidia Macchi e per la sua famiglia.

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