Il processo contro Tiziana Morandi, la cosiddetta “mantide della Brianza”, prosegue con le presunte vittime che trovano scuse per non presentarsi a testimoniare. Ma la ragione sembra essere la vergogna di ammettere di essere caduti nella ragnatela della Morandi, imputata di avere narcotizzato e derubato una decina di uomini tra i 27 e gli 84 anni. Solo una delle nove parti offese si è costituita parte civile per ottenere un risarcimento dei danni, mentre altri testimoni sono stati commossi fino alle lacrime. Non aiutano le telecamere ammesse dai giudici a seguire il dibattimento, anche se è possibile chiedere di non essere ripresi in volto. Tuttavia, testimoniare è un dovere e non presentarsi implica anche una multa salata. Tiziana Morandi è imputata di una ventina di reati che vanno dalla rapina alle lesioni e dall’utilizzo indebito di carte di credito alla violazione della legge sugli stupefacenti. La difesa dell’imputata ha chiesto l’ammissione di due testimoni, uno psichiatra e un medico, che potrebbero avere avuto conseguenze sulla sua sanità mentale al momento dei fatti. Il Tribunale ha ammesso i due testimoni della difesa, ma soltanto in relazione ai capi di imputazione e non come consulenti medici, in quanto la Procura non ha nominato consulenti tecnici di parte. La Morandi sostiene di essere innocente e che faceva solo massaggi.

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