Due donne sono state condannate per circonvenzione di incapace dal Tribunale di Sondrio. Secondo il giudice, le due donne hanno approfittato della fragilità e della solitudine di un vedovo valtellinese per portargli via oltre 110 mila euro, convincendolo di aver trovato finalmente una donna con cui essere felice. La storia triste ha portato alla condanna a due anni di reclusione di una 63enne originaria di Catanzaro e residente a Cesano Maderno (Milano), dove è nata e risiede anche l’altra imputata, 60 anni.

Le due donne sono comparse in tribunale a Sondrio: secondo le accuse avevano messo in piedi un raggiro ben organizzato che per quasi un anno ha consentito loro di spillare soldi alla vittima, un uomo residente in Media Valle. Tutto ha avuto inizio nel febbraio 2017, quando un’imputata ha pubblicato un annuncio della sua agenzia matrimoniale, con sede a Seveso (Monza Brianza), che riportava la disponibilità di una donna tra i 55 e i 60 anni per matrimonio o convivenza.

All’annuncio ha risposto il vedovo valtellinese, affetto da depressione, che ha incontrato la donna in Bassa Valle. Questa gli ha fatto firmare un contratto e si è fatta consegnare 500 euro per fargli conoscere “Silvana”, la donna disponibile al matrimonio. “Silvana” in realtà era la complice, una donna avvenente che ha detto di avere 59 anni e di vivere a Morbegno.

Una volta conosciuto il vedovo, “Silvana” ha iniziato a tempestarlo di richieste di soldi con una diversificata serie di scuse: doveva acquistare casa, poi una macchina, poi aveva bisogno di soldi perché le sue disponibilità finanziaria erano bloccate per un’eredità contesa; ancora, per lavori di ristrutturazione o per aiutare le due nipotine in difficoltà. La donna ha fatto leva sulla bontà d’animo del valtellinese e sulla sua fragilità, mentre la complice, nel frattempo, lo rassicurava sul fatto che Silvana era per bene e mossa da buone intenzioni.

Dopo essersi intascata 110mila euro a più riprese – durante vari appuntamenti tra Morbegno e Colico – a fine dicembre 2017 “Silvana” è sparita nel nulla: non rispondeva più alle telefonate e non era possibile rintracciarla. A quel punto, sempre secondo le accuse, la complice, dopo aver detto all’uomo che nemmeno lei riusciva a contattare “Silvana”, si è offerta di ingaggiare un investigatore privato per ritrovarla. Costo dell’ingaggio: 3.500 euro. A quel punto, il vedovo si è reso conto del raggiro e all’appuntamento si è presentato con i carabinieri.

Il giudice ha concesso alle imputate la sospensione della pena, condizionata al versamento di 75 mila euro a titolo di risarcimento, entro 9 mesi dal momento in cui la sentenza passerà in giudicato. Una vicenda che mette in luce la necessità di essere sempre cauti e attenti alle persone che incontriamo, specialmente in situazioni delicate come quella della solitudine o del lutto.

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