Renato Vallanzasca, il famoso bandito milanese, è stato recentemente al centro dell’attenzione a causa della sua situazione carceraria. Antonella D’Agostino, ex moglie di Vallanzasca, ha scritto una lettera all’Ansa in cui denuncia l’accanimento della magistratura nei confronti del suo ex marito. Vallanzasca ha già scontato mezzo secolo di carcere per i suoi gravi delitti, ma è stato nuovamente arrestato nel 2014 per il furto di un paio di slip. Da quel momento, sono stati revocati tutti i suoi benefici e il tribunale di sorveglianza di Milano ha rigettato la sua nuova richiesta di affidamento a una comunità.

Secondo la ex moglie, il tentato furto delle mutande dimostra che Vallanzasca è ormai solo l’ombra del gangster che era una volta. La donna ricorda gli esordi di Vallanzasca come uno scugnizzo di via del Giambellino, una strada malfamata e violenta di Milano. Da allora sono passati decenni, delitti, condanne ed evasioni. Vallanzasca aveva fatto una fama che poco corrispondeva al vero, ma era tanta la voglia di apparire più di quello che era che ha accettato di pagare un prezzo altissimo pur di mantenere quell’immagine di cui tanto si vantava.

A 73 anni, Vallanzasca sta scontando l’ergastolo nel carcere di Bollate, alle porte di Milano. Lo scorso 29 maggio, il tribunale gli ha rifiutato la detenzione in comunità nonostante una perizia medica che attestava il suo «decadimento cognitivo» e sosteneva la incompatibilità con il carcere. Nelle sue ultime apparizioni in tribunale il famoso boss era apparso effettivamente ingrigito e spento.

La ex moglie chiede quanto ancora Vallanzasca debba pagare. Dopo 50 anni di carcere e una condizione di salute precaria, rifiutare le misure alternative significa non solo condannarlo al carcere a vita e all’impossibilità di vivere uno stralcio di normalità, ma anche umiliare un uomo ormai ridotto all’ombra non di quello che era, ma di quello che tutti hanno pensato che fosse. La D’Agostino conclude la sua lettera chiedendo un po’ di pietà per Vallanzasca, che è diventato una larva umana e non merita ulteriori accanimenti.

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