Il medico Giovanni Mazzoli, primario di Oculistica dell’ospedale di Esine, è stato posto agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità. Durante l’interrogatorio di garanzia, Mazzoli si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le accuse nei confronti del medico sono molto gravi, poiché è stato accusato di aver ridotto i tempi di attesa per gli interventi agli occhi in cambio di denaro, inserendo alcuni suoi pazienti nelle liste di attesa e facendosi pagare il “favore” con somme oscillanti tra i 500 e i 700 euro.

Nessuno dei pazienti ha mai denunciato il comportamento del medico, ma l’indagine che ha portato all’arresto è partita grazie a un’intercettazione telefonica relativa ad un’altra inchiesta. Il medico è anche accusato di aver erogato prestazioni sanitarie, appropriandosi della quota che doveva essere devoluta alle casse dell’Asst Valcamonica e di aver redatto certificati medici per il rinnovo di patenti di guida a favore di soggetti ai quali venivano riconosciuti requisiti fisici non posseduti.

Mazzoli avrebbe messo da parte un tesoretto in nero, come dimostrano i sequestri disposti nei suoi confronti, tra cui oltre 186 mila euro messi “sotto chiave” dal gip e altri 350 mila euro tra contanti e beni di valore (quadri, orologi di marca, preziosi vari oltre a diverse bottiglie pregiate custodite nella cantina di casa). Il “nero” ottenuto dai pazienti sarebbe stato poi girato sui conti correnti grazie a versamenti sotto la cosiddetta soglia di sospetto.

Il gip ha sottolineato come Mazzoli abbia mostrato una forte propensione al guadagno, percorrendo diversi canali illeciti e all’alterazione dei dati all’occultamento in ogni modo della propria attività. Il medico ha dimostrato di investire il denaro frutto dell’attività illecita “un po’ lì, un po’ di là, un po’ di su, un po’ di giù, un po’ li spendo” come riportato in un’intercettazione telefonica, consegnandolo anche al figlio in modo che venisse posto in un conto corrente svizzero.

In conclusione, il caso di Giovanni Mazzoli è un esempio di come la corruzione e la malasanità possano essere presenti anche in ambito medico. È importante che le istituzioni continuino a contrastare queste pratiche illegali per garantire la salute e la sicurezza dei pazienti.

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