La Commissione Sanità della Regione Lombardia si è riunita oggi per discutere delle emergenze sanitarie legate alla peste suina africana e all’influenza aviaria. L’obiettivo è quello di contenere e controllare la diffusione dei due virus per mettere in sicurezza gli allevamenti e l’economia lombarda. La preoccupazione è grande, poiché si stima che le perdite dell’export lombardo potrebbero arrivare a 60 milioni di euro al mese se la peste suina africana si diffondesse in tutta la pianura padana.

Per evitare la diffusione del virus, sono state messe in atto diverse azioni, tra cui la definizione di zone a rischio e zone cuscinetto, la ricerca e rimozione di carcasse di cinghiali, e la messa in atto di misure di sicurezza negli allevamenti intensivi. Inoltre, è stata ridotta la libertà di movimento dei cinghiali attraverso il posizionamento di doppie recinzioni tra Lombardia e Piemonte.

La peste suina africana è un virus che colpisce cinghiali e suini, senza la capacità di passare ad altri animali o all’uomo. Il cinghiale è il principale “veicolo” del virus e anche le carcasse sono in grado di trasmettere la malattia. Il primo caso in Italia risale al 7 gennaio 2022 a Ovada, in provincia di Alessandria, mentre il primo caso di peste suina africana sul territorio lombardo è stato confermato il 20 giugno su una carcassa di cinghiale a Torretta Bagnaria nel pavese, a pochi chilometri dal Piemonte.

Per evitare la diffusione del virus, la Regione Lombardia ha pubblicato un bando che prevede un fondo di 2 milioni e 200 mila euro destinato ai Comuni nelle Zone di restrizione I e II, ai Comuni considerati a rischio e ai Comuni al confine con l’Emilia Romagna e il Piemonte per l’acquisto delle recinzioni. Inoltre, entro il prossimo mese saranno distribuite alle Provincie con la maggiore presenza di allevamenti di suini 105 nuove gabbie per la cattura e il contenimento dei cinghiali.

Nel caso dell’influenza aviaria, invece, non sono presenti al momento sul territorio lombardo focolai. Tuttavia, sono stati controllati 970 allevamenti con quasi 20mila accertamenti diagnostici e sono stati ispezionati 853 allevamenti per verificare le misure di biosicurezza. In Lombardia la popolazione avicola è di 18 milioni, e la maggior parte degli allevamenti si trova nelle province di Brescia, Mantova e Cremona.

Per contenere la diffusione dell’influenza aviaria e, di conseguenza, tutelare il comparto zootecnico, nel 2023 è stato attivato un gruppo interregionale tra Lombardia ed Emilia Romagna con l’obiettivo di coordinare azioni ed interventi. In caso di focolaio, il piano di emergenza prevede l’abbattimento di tutti gli animali, il “vuoto sanitario” con bonifica dell’area e l’istituzione di zone di restrizione e sorveglianza.

In sintesi, la Regione Lombardia sta adottando una serie di misure per contenere la diffusione della peste suina africana e dell’influenza aviaria, che potrebbero avere conseguenze economiche importanti per i territori. Il monitoraggio delle aree a rischio, la definizione di zone cuscinetto, la ricerca e rimozione di carcasse di cinghiali e l’istituzione di misure di sicurezza negli allevamenti intensivi sono alcune delle azioni messe in campo per proteggere gli allevamenti e la produzione.

Articolo precedenteIncidente sulla Vecchia Paullese: nessun ferito tra i passeggeri del pullman Autoguidovie
Articolo successivoL’Impero IPTV: la Guardia di Finanza smantella il network illegale a Roma e Francoforte

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui