Una grave sconfitta per gli amanti degli animali e per le istituzioni si è verificata sull’isola di Capri. Ventidue caprette nate sul Monte Solaro sono state uccise da coloro che sostengono la morte, un fatto che sorprende su un’isola che ha dato vita a molti artisti e geni depressi. Capri è famosa per il suo lusso e la sua bellezza, ma da oggi anche per l’orrore. Questa azione deve essere perseguita e condannata, così come dovrebbe essere vietato l’uso degli animali per fini “coreografici” nel teatro e nel cinema. Esistono metodi sostitutivi con le nuove tecnologie che costano meno e che non comportano conseguenze come questa.

La polizia municipale ha ritrovato i corpi delle caprette e li ha consegnati al personale veterinario. Alcune di loro erano rannicchiate vicino a un albero, dove si erano rifugiate durante un temporale. Si ipotizza che siano state avvelenate, anche se alcuni suggeriscono l’ipotesi di un fulmine. Solo un fulmine di Zeus potrebbe uccidere 22 capre in un solo colpo.

Il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, critica giustamente la gestione del problema che esiste dal 2018, quando sono stati trasferiti maschi di capra non compatibili con le specie presenti sull’isola. Gli animali hanno iniziato a riprodursi e a dare alla luce parti gemellari, una cosa mai successa prima. Le proteste degli abitanti della zona sono state ignorate, mentre l’unica polemica sull’isola riguardava la volontà di allontanare le capre per poter realizzare costruzioni abusive. Nessuno ha pensato di spostare le capre in santuari o centri didattici, ma ora saranno portate sulla terraferma per essere sottoposte ad autopsia.

Questa non è solo una tragedia per l’isola di Capri, ma dimostra anche una profonda sfiducia nelle istituzioni napoletane, che stavano cercando di risolvere il problema. Nel sud, purtroppo, i problemi legati agli animali non vengono affrontati con la stessa tempestività delle altre regioni.

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