Il giudice del lavoro del Tribunale di Lodi ha stabilito che il “tempo tuta”, ovvero il tempo necessario per vestirsi e spogliarsi delle protezioni igieniche, fa parte dell’orario di lavoro e deve essere retribuito. Questa decisione è stata presa dopo il ricorso presentato da due dipendenti della Stella Bianca, un’azienda specializzata nella produzione di formaggi freschi di Ossago Lodigiano.
I dipendenti impiegavano complessivamente 15 minuti al giorno per vestirsi e spogliarsi prima e dopo la timbratura che segna l’inizio e la fine dell’orario di lavoro. Hanno deciso di intraprendere una battaglia sindacale rivolgendosi alla Fisi (Federazione italiana sindacati intercategoriali) per chiedere che questo tempo fosse riconosciuto con un compenso economico.
Il giudice ha dato loro ragione e ha condannato l’azienda a pagare loro gli arretrati degli ultimi cinque anni, per un totale di 5.066,62 euro al primo dipendente e di 4.743,74 euro al secondo. Il giudice ha richiamato una sentenza della Cassazione del 2018 secondo cui il tempo impiegato per vestirsi e spogliarsi della divisa da lavoro deve essere considerato come parte dell’orario di lavoro se è soggetto alle prescrizioni dell’azienda e se è funzionale al rispetto delle norme igieniche pubbliche.
Inoltre, nella sentenza si sottolinea che i dipendenti della Stella Bianca devono seguire precise prescrizioni riguardo alla vestizione e svestizione degli indumenti forniti loro, che non possono essere utilizzati al di fuori del luogo di lavoro.
Il segretario provinciale della Fisi, Gianfranco Bignamini, si è detto molto soddisfatto della sentenza e ha annunciato che presenteranno una proposta per estendere questa tutela a tutti i 160 dipendenti dell’azienda, presenti nelle due sedi di Ossago e del Mantovano. Chiedono che vengano riconosciuti duemila euro a ciascun lavoratore per i cinque anni di tempo tuta arretrati e che a partire da luglio 2023 vengano riconosciuti 15 minuti al giorno di vestizione e svestizione a tutti i dipendenti della Stella Bianca, come stabilito dalla sentenza definitiva del Tribunale di Lodi.