Piero Pini, il patron di Litera Meat, è stato arrestato in Spagna con l’accusa di aver commesso reati contro i lavoratori e abusi sessuali. Insieme a lui è stato arrestato anche suo fratello, Mario Pini. I due sono i proprietari del gruppo alimentare omonimo, noto per la produzione di bresaole in Valtellina e per aver recentemente acquisito il marchio emiliano di salumi Ferrarini. Al momento, i due imprenditori si trovano nel carcere di Zuera, alle porte di Saragozza, nella regione autonoma dell’Aragona, dove il gruppo possiede due grandi insediamenti, tra cui un macello nella cittadina di Binéfar. Questo macello, intestato alla società Litera Meat, conta attualmente 1.600 dipendenti.
I fratelli Pini, di origine piemontese, sono figure chiave dell’azienda che ha ramificazioni in tutta Europa, ma il cuore dell’attività si trova in provincia di Sondrio. Sono anni che i due vivono nel piccolo centro di Binéfar, che conta meno di 10.000 abitanti. Gli agenti della Guardia Civil sono stati responsabili dell’arresto dei due imprenditori, accusati di aggressione sessuale e altri presunti reati in violazione delle leggi sui diritti dei lavoratori. L’arresto è avvenuto all’alba del 30 giugno.
Le indagini sono state avviate dalla denuncia presentata da una donna, che sarebbe la vittima dei reati commessi dai fratelli Pini. La polizia ha condotto le indagini che hanno portato al provvedimento del tribunale di guardia, equivalente al Giudice per le indagini preliminari italiano, che ha ordinato la custodia cautelare in carcere per i due imputati.
Piero Pini, il fratello maggiore, non è nuovo a problemi con la giustizia. All’inizio di marzo 2019, è stato arrestato in Ungheria con l’accusa di frode fiscale milionaria, simile a quella che aveva portato al suo arresto in Polonia, dove il gruppo possedeva un’azienda. Le presunte aggressioni sessuali per cui i fratelli Pini sono stati arrestati senza cauzione sarebbero continuate nel tempo. Almeno così riportano i giornali spagnoli e la denuncia presentata dalla vittima all’inizio di giugno. Le indagini sono state avviate immediatamente e hanno portato all’arresto il 30 giugno.
Sabato mattina si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice di Monzón, che, dopo aver ascoltato anche la vittima, ha ordinato la custodia in carcere dei due imputati. Secondo l’avvocato della vittima, una donna che lavora in una delle aziende del gruppo italiano nella zona di Litera, dove nel giugno 2019 è stato aperto il grande macello di suini dell’azienda, non si sa ancora se la denuncia nei confronti dei due fratelli sia un caso isolato o se ci siano altri casi su cui la polizia spagnola potrebbe indagare.