Nelle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dell’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, si fa riferimento alle modalità con cui le notizie riservate sono state diffuse e alle precauzioni adottate durante il loro rivelamento ai consiglieri. Queste modalità, definite come “quasi carbonare”, evidenziano una mancanza di postura istituzionale.

Secondo la sentenza emessa dal Tribunale di Brescia il 20 giugno scorso, Davigo è stato condannato a 15 mesi di reclusione per aver divulgato verbali riservati in formato Word tramite una chiavetta USB e consegnandoli nella sua abitazione privata. Inoltre, si fa riferimento al fatto che il rivelamento ai consiglieri sia avvenuto nel cortile del Csm, con la precauzione di lasciare i telefoni cellulari negli uffici.

Queste modalità di divulgazione delle informazioni riservate sono state considerate sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale. La sentenza sottolinea l’importanza di mantenere la riservatezza delle informazioni all’interno del perimetro investigativo, senza diffonderle in maniera non autorizzata.

La condanna di Davigo mette in luce l’importanza di rispettare le regole e le procedure istituzionali, soprattutto quando si tratta di informazioni sensibili. La mancanza di una postura istituzionale può danneggiare la credibilità e l’integrità delle istituzioni, minando la fiducia dei cittadini.

È fondamentale che coloro che ricoprono ruoli istituzionali agiscano in modo responsabile e rispettino le norme in vigore. La violazione delle regole può avere conseguenze gravi, come dimostra la condanna di Davigo.

In conclusione, la sentenza di condanna nei confronti di Piercamillo Davigo evidenzia l’importanza di mantenere una postura istituzionale solida e rispettare le regole e le procedure in materia di riservatezza delle informazioni. Solo così si potrà garantire la credibilità e l’integrità delle istituzioni, preservando la fiducia dei cittadini.

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