Le motivazioni della sentenza contro Piercamillo Davigo

Il presidente della Prima sezione penale di Brescia, Roberto Spanò, ha reso note le motivazioni della sentenza contro Piercamillo Davigo, ex componente del CSM, condannato in primo grado a 15 mesi per rivelazione di atti coperti da segreto. Secondo Spanò, le giustificazioni offerte da Davigo per la divulgazione di informazioni riservate e i criteri di selezione dei depositari del segreto non sono riconducibili a fini ordinamentali.

Nelle 114 pagine di motivazioni, i giudici di Brescia criticano le modalità con cui le notizie riservate sono uscite dal perimetro investigativo del pm Paolo Storari, tramite chiavetta USB e consegna nell’abitazione privata dell’imputato, definendole “modalità quasi carbonare”. Inoltre, viene evidenziato il fatto che durante la divulgazione ai consiglieri del CSM, avvenuta nel cortile dell’ente con la precauzione di lasciare i telefonini negli uffici, si è manifestato uno smarrimento di una postura istituzionale.

Sui rapporti tra Davigo e Storari, Spanò scrive che tra i due si è creato un cortocircuito sinergico reciprocamente fuorviante. Inoltre, si fa riferimento al fatto che nel dibattimento non è stato possibile chiarire completamente quanto sia realmente accaduto all’epoca dei fatti e se l’iniziativa del sostituto sia stata davvero “self made” o se ci sia stato un mentore ispiratore, come farebbero pensare alcuni passaggi rimasti in ombra.

La sentenza nei confronti di Piercamillo Davigo ha suscitato grande interesse e dibattito, poiché coinvolge un’ex componente del CSM, figura istituzionale di grande rilevanza. Ora spetta alla Corte d’Appello pronunciarsi sul ricorso presentato dalla difesa di Davigo, che ha già annunciato la sua intenzione di impugnare la sentenza. La vicenda dei verbali della presunta Loggia Ungheria continua quindi a tenere banco, alimentando la curiosità e l’attenzione dell’opinione pubblica.

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