La Guardia di Finanza ha arrestato in Libano il latitante Bartolo Bruzzaniti, originario di Locri, considerato uno dei più importanti narcotrafficanti a livello internazionale. L’uomo era ricercato da quattro Procure, quelle di Reggio Calabria, Milano, Genova e Napoli, sotto il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Secondo gli inquirenti, avrebbe allungato le mani anche sulla provincia di Varese, dove gruppi di grossisti dello spaccio stoccavano grandi quantitativi di droga, principalmente cocaina, in un magazzino di Gerenzano, proveniente dall’Olanda.

Bruzzaniti era riuscito a sottrarsi all’arresto nell’ambito dell’operazione “Levante” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che aveva coinvolto complessivamente 36 persone. L’arresto è stato effettuato dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda reggina, grazie a complesse indagini di polizia giudiziaria svolte con il supporto delle più importanti istituzioni ed agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali, nell’ambito del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta). Bruzzaniti è stato rintracciato in un ristorante di Jounieh grazie all’apparato investigativo predisposto a livello internazionale per la sua cattura.

Durante le indagini dell’operazione “Levante”, condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, sono state sequestrate oltre 4 tonnellate di cocaina, per un valore stimato di 800 milioni di euro. Bruzzaniti sarebbe responsabile della progettazione e dell’esecuzione di un vasto traffico di sostanze stupefacenti, dal Sudamerica alla Calabria, consistente in importazioni periodiche di oltre 2 tonnellate ciascuna. Nell’operazione è stato coinvolto anche il fratello di Bruzzaniti, Antonio, inizialmente irreperibile e successivamente arrestato al suo ritorno dalla Costa d’Avorio, dove si era stabilito.

Bartolo Bruzzaniti è l’ultimo dei 76 esponenti della criminalità organizzata, tra cui 35 latitanti, che il progetto “I-CAN” ha consentito di arrestare in tutto il mondo.

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