La sentenza della Corte europea non è immediatamente esecutiva, la parola all’Avvocatura dello Stato

Il giorno dopo la notizia della sentenza di condanna dello Stato italiano emessa dalla Corte europea per i diritti dell’uomo sulla vicenda Carlo Gilardi, l’anziano ex professore dell’istituto Parini di Lecco al centro, suo malgrado, negli ultimi anni, un vero e proprio caso mediatico e di più processi penali, l’amministratore di sostegno, avvocato Elena Barra, torna a ribadire il suo pensiero.

Ossia che «si tratta di una decisione basata sulla versione del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà e del comitato smentita dagli atti della tutela e dalle sentenze del Tribunale di Lecco. Al quale comunque, insieme all’Avvocatura dello Stato, mi rimetto». «Devo ancora leggere la sentenza per intero – precisa Barra -. Poi toccherà all’Avvocatura dello Stato prendere una decisione, perché è impugnabile». Non essendo immediatamente escutiva, nulla – dunque – cambia, per il momento, per quanto riguarda la collocazione di Gilardi in Rsa.

«Le esigenze di tutela sono sempre state in divenire – prosegue l’amministratore di sostegno -. Se finora era limitata alle prestazioni assistenziali, adesso ci stiamo avviando su un altro percorso, quello dell’assistenza sanitaria».Come raccontato dallo stesso avvocato Barra giusto una settimana fa, venerdì 30 giugno, in Tribunale a Lecco, quando è stata sentita come parte civile nel processo per diffamazione incardinato nei confronti delle “iene” Nina Palmieri e Carlotta Bizzarri e dell’ex badante di Gilardi Brahim El Mazoury, l’ ex docente, quasi 93 anni, è oggetto di approfondimenti medici. È stato accompagnato, giusto pochi giorni prima dell’udienza, dalla stessa Barra in ospedale per una Tac alla testa, per accertare le ragioni della perdita di memoria a breve termine. Inoltre, i disturbi a un ginocchio che accusa da tempo sono notevolmente peggiorati.Può dunque un anziano in queste condizioni di salute rientrare sul territorio, come chiede la Corte europea nella sua sentenza? «In quale casa? – è la domanda dell’avvocato Barra -. Il Ceré è stato liberato soltanto l’11 gennaio di quest’anno e le sue condizioni sono tali da renderlo inagibile. Senza impianti, senza un servizio igienico che dir si voglia, necessita di una drastica ristrutturazione, cosa a cui Carlo Gilardi è nettamente contrario. Un appartamento in affitto oppure ospite della storica governante a cui lui e la sorella hanno donato un’abitazione con un’assistenza professionale è un’altra soluzione che rigetta con forza». «Ho rispettato il suo volere» Quanto alla questione delle visite in casa di riposo, l’avvocato Barra ribadisce quanto già dichiarato pubblicamente in Tribunale, nei due processi che l’hanno vista salire sul banco dei testimoni come parte civile, per conto proprio o per il suo assistito: «È una questione mai esistita, in verità. Ho sempre autorizzato le visite che Carlo desiderava ricevere. Ha detto molti no, e io ho sempre rispettato il suo volere. Da tempo, peraltro, prende parte a iniziative esterne alla casa di riposo, oltre a essere pienamente coinvolto in quelle interne». Come dire, prigioniero anche no.

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