La sentenza choc nel caso dell’omicidio di Carol Maltesi continua a suscitare polemiche e indignazione. I giudici hanno spiegato che l’assassino, Davide Fontana, ha commesso il crimine perché si è sentito usato dalla giovane e disinibita Carol, che avrebbe tratto vantaggio dalla sua presenza per perseguire i suoi interessi personali e professionali. Questo motivo ha scatenato l’azione omicida.
La condanna di Fontana è stata di 30 anni di reclusione, invece dell’ergastolo richiesto dal pm, per aver ucciso Carol a martellate e con una coltellata alla gola il 11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel Milanese. In seguito, ha smembrato il corpo e lo ha nascosto in alcuni sacchi dell’immondizia, che sono stati ritrovati mesi dopo nel Bresciano.
Il presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, Giuseppe Fazio, ha risposto alle critiche affermando di non aver mancato di rispetto a nessuno nelle motivazioni della sentenza. Ha sottolineato che se non si comprende ciò che è stato scritto, è un problema suo, ma anche chi critica le motivazioni dovrebbe leggerle attentamente e considerare i concetti giuridici utilizzati.
I giudici hanno spiegato che la presenza di “motivi futili o abietti” deve essere un’espressione di un impulso criminale ingiustificato. Nel caso di Fontana, gli esperti hanno ritenuto che a spingerlo ad uccidere non fosse la gelosia come ipotizzato dal pm, ma la consapevolezza di aver perso l’amore della sua vita e la frustrazione per essere stato messo da parte.
La giovane e disinibita Carol, che secondo i giudici si sarebbe servita di Fontana, è diventata il motivo/movente dell’omicidio secondo la prospettiva dell’imputato. Pertanto, i giudici hanno sostenuto che il movente non può essere considerato “abietto o futile” dal punto di vista tecnico-giuridico, e che non è più turpe di qualsiasi altro movente di un delitto così cruento. Inoltre, è stata esclusa l’aggravante della crudeltà, poiché non è stata inflitta una sofferenza aggiuntiva e gratuita al di là della normalità causale del delitto.
Le attenuanti generiche sono state considerate per l’imputato, in quanto ha contribuito ad accelerare il processo consentendo l’acquisizione di numerosi atti d’indagine. Tuttavia, sempre più spesso si percepisce che 30 anni di reclusione siano una pena troppo bassa per gravi crimini come questo.
Il presidente Fazio ha sottolineato che non ogni processo per un grave delitto deve necessariamente finire con l’ergastolo. Nel caso di Fontana, la pena base è stata fissata nel massimo dell’omicidio semplice, 24 anni, a cui sono stati aggiunti 7 anni per lo scempio del cadavere e 3 anni per la continuazione del reato. Tuttavia, il tetto massimo di legge è di 30 anni. Fazio ha sottolineato l’importanza del ruolo del giudice nel valutare le circostanze e ha criticato coloro che pensano che si possa fare a meno del giudice e sostituirlo con un juke-box.
La sentenza continua a sollevare polemiche e a far discutere l’opinione pubblica. È necessario riflettere sulle decisioni prese dalla giustizia e sulle conseguenze che queste possono avere sulla società.