Il fuggitivo a processo “Io sono ricchissimo non ho bisogno di rapinare”

Como, 15 luglio 2023 – Massimo Riella, con indosso una camicia azzurra e nuove scarpe sportive, si siede davanti ai giudici del Tribunale Collegiale di Como con un aspetto da piccolo imprenditore. E proprio come tale si descrive, elencando la sua agiatezza economica e quella della sua famiglia, con numerose proprietà sparse tra l’Alto lago e altre località, guadagnando 300 euro al giorno e 9000 euro al mese nel settore edilizio, tutti soldi nascosti perché “non porto soldi in banca”, e numerose persone a cui ha dato lavoro nel corso degli anni, “sempre in nero”. L’attività di bracconaggio di cervi che gli garantiva un reddito parallelo. Tuttavia, due dettagli stonano: le manette che gli bloccano i polsi, che i giudici non gli fanno togliere nemmeno durante il suo esame, e l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, garantito ai meno abbienti. Per questo motivo, il pm Alessandra Bellù, dopo aver ascoltato un dettagliato sfoggio di disponibilità economica, ne chiede e ottiene la revoca. Ma Riella ha elencato i suoi beni ieri per un altro motivo: cercare di dimostrare che non aveva bisogno di rapinare i due anziani la sera del 9 ottobre 2021. “Non arriverò mai a picchiare due vecchi per 500 euro – dice – che non so nemmeno se li avevano”, e poi ancora “Innocente fino alla morte!”, ribadisce parlando della rapina, ma solo per quella. “Io non sono innocente – precisa – sto scontando una condanna, ma quello che non ho fatto non l’ho fatto”. Si commuove e una lacrima gli scende quando viene menzionata sua madre: “Ero in carcere innocente per questa rapina che non avevo commesso – dice – arriva il mio avvocato e mi dice che mia madre è morta”. Così, per reazione, a gennaio 2022 si era arrampicato sul tetto del Bassone: “Quando ero sul tetto, tutti mi prendevano in giro. Allora ho detto: vi faccio vedere io… Ecco perché sono fuggito. Sono salito a mani nude fino a cinquanta metri, cosa ci vuole per me salire sul tetto del carcere?”. Afferma di essere stato incastrato, dice di essersene accorto subito quando i carabinieri di Menaggio lo hanno perquisito per la prima volta, prendendosi abiti e un passamontagna: “Io sono sempre in giro vestito da caccia, solo oggi ho la camicia perché sono in galera. Il passamontagna lo uso per andare in moto, non ho mai indossato un casco”.

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