Il caso di Leonardo La Russa e la caccia alle streghe

Quando l’ideologia prende il sopravvento sulla ragione, si rischia di cadere nell’oscurantismo e nell’intolleranza. È quanto sta accadendo nel caso della presunta violenza sessuale di cui è accusato il giovane Leonardo La Russa e la sua famiglia, presi di mira da esponenti di sinistra senza alcuna prova concreta.

L’associazione “Non Una di meno”, che si occupa dei diritti di gay e trans, ha tappezzato i muri delle case e degli uffici dei La Russa a Milano con manifesti accusatori, dando per scontato ciò che al momento non è affatto provato. Queste persone sembrano non avere principi, ma solo obiettivi politici, non cercano la verità ma si arrogano il diritto di imporre la loro verità, seguendo una ricetta mediatica molto in voga.

Nonostante nello statuto di quest’associazione si parli di lottare contro ogni forma di violenza, sembra che questo non impedisca loro di usare violenza psicologica nei confronti di un ragazzo sotto inchiesta che si dichiara innocente. Questo è un vero e proprio stupro psicologico, una dimostrazione che “dentro ogni moralista si cela un persecutore perverso che preferisce gli indizi alle prove, così da poter colpire il bersaglio più facilmente, condannando prima ancora di aver giudicato”, come scrisse Roberto Gervaso.

Colpire un’intera famiglia per un fatto, incerto o meno che sia, attribuibile a uno dei suoi membri, è da criminali. Ma esiste il diritto all’odio che, soprattutto per un politico e la sua famiglia, devono saper sopportare e gestire. Mi permetto quindi di dare un consiglio non richiesto: l’unico antidoto efficace all’odio non è rispondere con la stessa moneta, che sarebbe un riconoscimento immeritato, né ricorrere a denunce e querele che spesso non portano a nulla, ma l’indifferenza. Consapevoli che, come scrisse Indro Montanelli, “conosco molti furfanti che non fanno i moralisti ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante”, anche se in questo caso l’aggettivo “furfante” sembra un eufemismo molto generoso.

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