Una dipendente di un Comune del Cremasco è stata condannata a risarcire oltre 66mila euro come danno erariale per aver svolto un secondo lavoro senza l’autorizzazione necessaria. La donna, responsabile del servizio finanziario e dell’ufficio ragioneria, si era auto-firmata l’autorizzazione per lavorare contemporaneamente in un altro Comune. Dal 2014 al 2019, ha percepito compensi mensili di 834 euro lordi, oltre al rimborso delle spese, per un totale di 66.592 euro. Tuttavia, qualcuno nel suo Comune di origine ha scoperto il doppio impiego e ha avviato un’indagine interna. È emerso che l’autorizzazione per il secondo lavoro era stata firmata dalla stessa dipendente, in conflitto di interessi e senza informare il sindaco. Di conseguenza, la dirigente è stata licenziata per giusta causa nel novembre 2019. La donna ha presentato ricorso, ma la Corte dei conti ha confermato il licenziamento e l’ha condannata a restituire i compensi per il lavoro non autorizzato, per un totale di 66.592 euro.

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