Il processo per diffamazione aggravata nei confronti di un ministro del culto si è concluso oggi a Varese, con l’imputato, un uomo di 62 anni di Luino, che è stato assolto per non aver commesso il fatto.

Durante il processo sono emersi numerosi insulti e accuse rivolti al pastore, un uomo di 50 anni di origine toscana. Tra gli insulti più pesanti ci sono quelli di truffatore, manipolatore, artefice di una gestione non trasparente della chiesa, psicopatico, camorrista e ladro di soldi delle offerte. Il legale di parte civile ha definito queste affermazioni come “totalmente infondate” e ha chiesto la rimozione dal web, sottolineando l’impatto devastante che hanno avuto sulla vita e sulla reputazione del pastore.

La difesa dell’imputato ha sollevato dubbi sulla connessione tra il suo assistito e le frasi ingiuriose, citando la giurisprudenza in materia di diffamazione online. L’avvocato ha sostenuto che è necessario risalire all’indirizzo IP per verificare la provenienza di un post, poiché il profilo Facebook che porta il nome dell’imputato potrebbe essere stato gestito da un’altra persona. Questa tesi è stata supportata anche dalle diverse denunce presentate dalla vittima nei confronti di altre persone per episodi simili.

Il giudice non ha accolto la posizione dell’accusa, che aveva chiesto 4 mesi di reclusione, e ha respinto anche la richiesta di risarcimento presentata dalla parte civile, pari a 200mila euro. Tuttavia, in caso di un ipotetico appello, la richiesta di risarcimento potrà essere ripresentata.

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