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Aria condizionata negli uffici della dirigenza, ma non ai lavoratori di Poste italiane impiegati nel centro di smistamento di via Dalmazia a Brescia. Una situazione paradossale segnalata dagli stessi lavoratori e presa in carico da Giovanni Pulvirenti, rappresentante legale del sindacato SGB-Cub, che ha inviato ad Ats e Poste Italiane una lettera in cui lo scorso 14 luglio denuncia quanto sta accadendo.

«Siamo arrivati al 18 luglio, con temperature esorbitanti, mentre i dirigenti si godono il bel frescolino nei loro uffici ai piani alti — afferma una nota che allega la lettera ufficiale nella quale si chiede che — si attivi immediatamente il sistema presente di raffrescamento dell’aria, collocando unità mobili per garantire il benessere del personale» tenendo conto che la condizione attuale «oltre ad essere logicamente disagevole, predispone a potenziali conseguenze fisiche severe, soprattutto per chi soffre di cardiopatie e patologie vascolari, nonché è capace di ridurre la lucidità comportamentale, esponendo a possibili malori e infortuni».

Inoltre il primo piano del centro di smistamento di via Dalmazia in questo periodo è interessato anche da opere di manutenzione in cui «si svolgono lavori di taglio dei metalli i cui fumi irritanti si diffondono negli ambienti di lavoro, permeandoli» prosegue la lettera in cui si chiede quindi «di intervenire affinché si tutelino efficacemente i lavoratori» realizzando «il taglio dei metalli solo nei periodi di fermo delle lavorazioni, cioè senza la presenza del personale».

Il problema straordinario di riuscire a respirare dentro via Dalmazia va anche sommato a quello quotidiano che subiscono i portalettere, alle prese con il caldo atroce di questi giorni. Per il sindacato i postini sarebbero «mandati allo sbaraglio, immersi a friggere in aria bollente, con temperature africane e senza concrete tutele» e mandati a «consegnare la posta proprio nelle ore peggiori, cioè da mezzogiorno in poi, esponendosi così a situazioni potenzialmente pericolose».

Dopo la segnalazione l’azienda si sarebbe limitata a diffondere un documento sulla protezione solare «come se i portalettere fossero solo dei bagnanti, non lavoratori esposti a un contesto climatico estremo, per ore e ore, e con responsabilità della guida di mezzi di trasporto». Si è quindi segnalata la questione anche al Ministero del Lavoro, all’Inail e all’Inps, chiedendo la tutela dei portalettere e proponendo come soluzione «l’anticipo inizio dell’orario di lavoro, la distribuzione sali minerali e bevande, indicare di sostare in luoghi freschi o ombreggiati e rientrare in sede anche in anticipo» oltre che in casi estremi «avvalersi del “Fondo di solidarietà” mettendo in cassa integrazione i postini quando si superano i 35 gradi».

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