Il processo che riguarda il disastro avvenuto il 28 maggio sul lago Maggiore, in cui hanno perso la vita quattro persone, tra cui la moglie dello skipper Claudio Carminati, è entrato nella fase delle testimonianze. Carminati, indagato per omicidio e naufragio colposi, è stato interrogato dai magistrati di Busto Arsizio e ha negato qualsiasi legame con i servizi segreti italiani o stranieri.

Durante il naufragio, sono morti Claudio Alonzi, Tiziana Barnobi, il pensionato del Mossad Erez Shimoni e la moglie di Carminati, Anya Bozhkova. Secondo quanto riportato dai media, Carminati ha raccontato di aver ricevuto la richiesta di accompagnare un gruppo di persone provenienti dal Canada per una mini-crociera domenicale. L’uomo che gli aveva fatto questa richiesta si era presentato come un carabiniere con cui Carminati aveva già avuto contatti l’anno precedente. Durante la gita sul lago Maggiore, i partecipanti parlavano principalmente in inglese e Carminati ha dichiarato di essere stato coinvolto solo in poche occasioni.

Lo skipper, che vive di turismo lacustre, ha parlato per la prima volta davanti ai magistrati dopo che la Procura di Busto Arsizio aveva deciso di vietargli l’espatrio e di imporgli l’obbligo di firma. Queste misure erano state adottate a seguito della richiesta del passaporto da parte di Carminati, che aveva dichiarato di voler visitare la figlia della moglie in Russia. Tuttavia, successivamente, Carminati aveva rinunciato al passaporto.

Tra le accuse mosse a Carminati c’è quella di aver viaggiato con sovraccarico, avendo a bordo della sua imbarcazione 23 persone invece delle 15 per cui era omologata.

Il processo è ancora in corso e sarà compito dei magistrati fare chiarezza sulla dinamica del disastro e sulle responsabilità di tutte le persone coinvolte.

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