Il Comune di Como ha preso una decisione drastica nei confronti dei cittadini morosi: chiunque abbia debiti con l’ente non potrà iscrivere i propri figli al nido comunale. Questa notizia ha lasciato molti genitori sorpresi, soprattutto perché il motivo della morosità non è legato al pagamento della retta del nido, ma alla tassa sui rifiuti.
Questo è un nuovo capitolo della battaglia intrapresa dal sindaco Alessandro Rapinese contro coloro che non sono in regola con la Tari. Fin dai suoi primi giorni in carica, il sindaco ha adottato misure simboliche e provocatorie, come trasferire la sua scrivania all’ufficio Tributi e presenziare allo sportello dell’Anagrafe per verificare eventuali morosità relative alla Tari durante il rinnovo dei documenti di identità.
Ora, alcuni funzionari stanno incrociando informazioni provenienti da diversi uffici per individuare i cittadini che hanno debiti con il Comune e che contemporaneamente stanno richiedendo l’iscrizione dei propri figli al nido. A queste persone viene inviata una lettera in cui viene contestata la situazione debitoria e viene comunicata l’impossibilità di accedere al servizio comunale. Il nuovo regolamento sui nidi, approvato dall’amministrazione Rapinese, richiede infatti l’assenza di morosità pregressa del nucleo familiare verso il Comune di Como.
La dirigente Maria Antonietta Luciani aveva chiarito durante una commissione consiliare che l’assenza di morosità deve riguardare “qualsiasi servizio erogato dal Comune”, compresa la tassa sui rifiuti. I cittadini hanno una sola possibilità per evitare l’esclusione del figlio dal nido: presentare un piano di rientro sottoscritto dai genitori e dal dirigente competente, che dovrà essere puntualmente rispettato.
Il regolamento prevede anche che, in caso di mancato pagamento della retta di frequenza per tre mesi, anche non consecutivi, i genitori riceveranno un avviso di dimissione d’ufficio. Questa norma è presente in molti altri Comuni, a differenza di quella sulla Tari che sta suscitando molte discussioni.