La violenza contro il personale sanitario è un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante. Ne abbiamo discusso con la dott.ssa Anna Carla Pozzi, segretaria provinciale di Milano della Federazione Italiana Medici di Famiglia (FIMMG).

Secondo la dott.ssa Pozzi, le aggressioni fisiche violente sono solo la punta dell’iceberg. I medici di famiglia che hanno anche un ambulatorio sono costantemente a rischio e spesso non denunciano gli episodi per paura delle conseguenze. Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che fino al 70% degli episodi di violenza, soprattutto verbale e psicologica, non vengono denunciati dagli operatori sanitari.

Il fenomeno della violenza coinvolge tutte le tipologie di presidi sanitari, dai pronto soccorso agli ambulatori di base. Le aggressioni verbali e fisiche si verificano più frequentemente durante i turni serali e colpiscono principalmente le donne.

La dott.ssa Pozzi sottolinea che la situazione è peggiorata dopo la pandemia da Covid-19. Anche pazienti che erano conosciuti da anni sono diventati improvvisamente aggressivi senza apparenti motivi. Le preoccupazioni legate alla crisi economica potrebbero essere traslate anche nei rapporti interpersonali, portando le persone a sfogare le proprie frustrazioni sugli operatori sanitari.

La diffusione dei social media ha amplificato la “libertà di espressione” e la percezione di potersi lamentare di tutto e tutti. Questo potrebbe aver contribuito ad alcuni atteggiamenti aggressivi che si manifestano sia online che nella vita reale.

Di fronte ai rischi che comporta la professione, sempre più operatori sanitari scelgono di abbandonare il campo. La violenza contribuisce ad allontanare i professionisti, soprattutto quelli dei pronto soccorso e delle guardie mediche, che dovrebbero essere garantite incolumità e sicurezza per svolgere il proprio lavoro. Gli operatori sanitari hanno il più alto tasso di assenza dal lavoro a causa di violenze, con un alto rischio di danni psichici e burnout.

La causa principale degli episodi di violenza è l’eccessivo tempo di attesa per ricevere le prestazioni sanitarie. Altri fattori includono aspettative irrealistiche da parte dei pazienti, scarsa conoscenza del sistema sanitario, scarsa comunicazione tra l’utenza e gli operatori sanitari, condizioni ospedaliere, comportamento del personale sanitario e disaffezione degli utenti nei confronti della qualità dei servizi.

L’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, propone l’introduzione di presidi dell’esercito davanti agli ospedali per garantire maggiore sicurezza al personale sanitario. Secondo Bertolaso, è importante favorire tutto ciò che può essere considerato un deterrente e garantire la sicurezza percepita del personale sanitario.

In conclusione, la violenza contro il personale sanitario è un problema diffuso che richiede attenzione e interventi adeguati. È necessario promuovere una cultura del rispetto per i professionisti che operano al servizio della comunità e garantire una conoscenza e una certezza della pena per i casi di violenza. È fondamentale prevenire il fenomeno, affrontando le cause alla base e garantendo un ambiente di lavoro sicuro per gli operatori sanitari.

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