Rivisitazione di un’antica fiaba popolare
In un piccolo villaggio, viveva un contadino estremamente povero. Quest’uomo, insieme alla sua moglie, aveva molti figli e tutti quanti vivevano nella più grande miseria. La loro casa era fatta di paglia e fango, il loro terreno non produceva più nulla, la mucca non dava più latte e le pecore erano magre e malate. Inoltre, il sindaco del villaggio tormentava il contadino: una volta pretendeva il pagamento delle tasse, un’altra volta, con qualche scusa, gli portava via una o due pecore, e tutti i giorni della settimana il poveretto doveva lavorare per il padrone che, in cambio, non gli forniva nemmeno il minimo indispensabile per vivere. Il contadino aveva cercato più volte di imparare un mestiere in città, ma i commercianti avevano già i loro aiutanti e non erano disposti ad aiutarlo. Inoltre, il padrone lo minacciò di licenziarlo se avesse lasciato ancora una volta la sua casa per cercare di imparare un mestiere più remunerativo. Tuttavia, il contadino pensò che non poteva continuare in quel modo e un giorno, raccolte le poche cose che possedeva, partì senza meta con sua moglie e i numerosi figli. Camminarono per ore e ore senza fermarsi mai, finché, esausti dal viaggio, senza cibo né soldi e ancora lontani dal paese più vicino, videro una misera capanna ai piedi di una collina arida dal sole. Entrarono e rimasero incantati dalla varietà di cibo e dal ricco arredamento. Infatti, al centro della stanza c’era un tavolo pieno di ogni tipo di cibo e di pregiati vini; le pareti erano tappezzate di magnifici arazzi ricamati con fili d’oro e d’argento, il pavimento era un mosaico con disegni geometrici e i lampadari erano di cristallo e argento, emanando una luce azzurrina che creava un’atmosfera fantastica. Il contadino e la sua famiglia, ancora increduli per la meraviglia del luogo, si sedettero a tavola e mangiarono avidamente. Quando arrivarono alla frutta, tutto scomparve improvvisamente e si ritrovarono in una piccola e misera capanna attorno a un tavolo logoro e spoglio. In piedi, che li fissava con i suoi piccoli occhi neri e mobili, c’era un essere repellente ma curioso, piccolo, nero, con tratti duri e dita lunghe e ricurve. Questa creatura raccontò di vivere da molti anni nella casa del contadino e, dato che si era affezionata alla sua famiglia, decise di uscire dalla stufa, che fino ad allora era stata la sua dimora, per seguirli nel loro viaggio in cerca di fortuna. Tuttavia, a metà strada si fermò per riposare e li perse di vista, ritrovandoli solo dopo aver ripreso il cammino. Questo oscuro essere era la Miseria. Il contadino, capendo così la causa di tutti i suoi guai, la insultò brutalmente tanto che lei, offesa, decise di peggiorare le condizioni della povera famiglia. Durante la notte, il contadino, preoccupato dalla minaccia, svegliò sua moglie e insieme decisero di porre fine a quella triste situazione imprigionando la Miseria. La mattina seguente si alzarono molto presto e si misero in cammino verso il paese più vicino, ma durante il viaggio, tre ladri, cogliendoli di sorpresa, li derubarono delle poche cose che avevano, lasciandoli praticamente nudi. Il contadino, sconsolato, aspettò che tutti si addormentassero; poi, in silenzio, salì su una collina per piangere e pregare (…)
(continua domenica prossima, 06/08/2023)