Un caso di violenze sessuali compiute nei confronti di ragazze rese incoscienti dalle benzodiazepine ha scosso la città di Milano. Solo sei di queste ragazze sono state identificate, mentre le altre sono rimaste ignote. Tuttavia, ci sono tracce della loro esistenza nelle numerose fotografie rinvenute nel cellulare di Antonio Di Fazio, il manager della farmaceutica arrestato nel maggio 2021. Di Fazio ha subito una riduzione della condanna in appello, passando da 15 anni e mezzo di carcere a nove anni. Fondamentale è stato il riconoscimento del vincolo della continuazione, che ha confermato l’esistenza di un sistema criminale caratterizzato dallo stesso modus operandi e dalle medesime condotte. Il manager contattava le ragazze sui siti internet, sfruttando la loro necessità di lavorare come ragazze immagine. Successivamente, trasformava i rapporti lavorativi in relazioni d’amore fasulle, ingannando le vittime per ottenere la loro disponibilità sessuale. Le ragazze cadavano nella sua rete, attratte dalle sue promesse, dai suoi contatti e dal suo stile di vita agiato. Di Fazio si era ben attrezzato, con la complicità verosimile ma non provata della sorella medico, con prescrizioni di benzodiazepine e siringhe contenenti neurolettici. Possedeva anche strumenti ginecologici, vari telefoni cellulari e si faceva guidare da un autista che utilizzava auto di lusso. Sul suo notebook sono state trovate numerose ricerche sul web riguardanti il narcotizzare le ragazze con il cloroformio. La riduzione di pena è stata influenzata anche dal risarcimento di 50mila euro a una delle vittime e dal fatto che le condotte nei confronti della sua ex moglie sono state considerate prescritte o improcedibili. La sentenza mette in luce il profilo del manager, che considera le sue vittime come oggetti privi di morale e dignità. La sua difesa ha cercato di denigrare le vittime, dipingendole come ragazze pronte a vendersi, mentitrici e drogate. Nonostante tutto, Di Fazio non mostra pentimento e la sua presunta contrizione sembra essere una scelta strategica per ottenere un giudizio più favorevole. La corte d’Appello ha anche riconosciuto che il figlio di Di Fazio è stato danneggiato dallo stalking alla madre, ma non è stato possibile liquidare i danni poiché il reato si è prescritto prima del giudizio di primo grado.

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