La stagione delle malattie trasmesse dagli insetti ha avuto un inizio precoce in Italia quest’anno, secondo l’Istituto Superiore di Sanità. La Febbre del Nilo, in particolare, è stata confermata già nel mese di maggio, dopo aver trovato il virus sia nelle zanzare che negli uccelli.
Fino ad oggi, sono stati confermati sei casi di infezione umana da Febbre del Nilo, con un decesso segnalato in Lombardia.
Il virus si è diffuso in diverse regioni italiane, coinvolgendo un totale di 27 province e interessando sei regioni, tra cui Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna. Nella stagione estiva dell’anno precedente, sono stati registrati 588 casi in totale, con 37 decessi.
Le province italiane in cui sono state riscontrate positività sono:
– Mantova e Cremona in Lombardia
– Marcaria in provincia di Mantova
– Lodigiano (caso sospetto non ancora confermato)
L’Istituto Superiore di Sanità ha adottato tempestivamente misure preventive per le trasfusioni e i trapianti nelle aree interessate, considerando la presenza precoce del virus. Anche l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha lanciato un allarme riguardo alle zanzare invasive e ai rischi per la salute ad esse associati.
Attualmente non esiste un vaccino specifico per la Febbre del Nilo, anche se ci sono alcuni candidati vaccini in fase di studio. Pertanto, la principale misura preventiva è ridurre l’esposizione alle punture di zanzara durante il periodo favorevole alla trasmissione.
Il periodo di incubazione del virus varia da 2 a 14 giorni, ma può arrivare fino a 21 giorni nei soggetti con un sistema immunitario compromesso. La maggior parte delle persone infette non presenta sintomi, ma circa il 20% dei casi sintomatici manifesta febbre, mal di testa, nausea, vomito e linfonodi ingrossati, oltre a possibili manifestazioni cutanee.
I sintomi più gravi si verificano in meno dell’1% delle persone infette e includono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, convulsioni e, nei casi estremi, paralisi e coma. Gli effetti neurologici possono essere permanenti e, nei casi più gravi, il virus può causare un’encefalite letale.

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