Nella zona di Leopoli sono state individuate due strutture per ospitare i minori provenienti dall’orfanotrofio di Berdyansk, accolti in Valle Imagna. Il loro rientro in Ucraina dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno, ma non tutti sono felici di questa notizia.
L’accoglienza dei giovani rifugiati ucraini a Rota Imagna sembra essere giunta alla sua conclusione. Il loro Paese ha deciso di riportarli indietro, almeno per i più grandi. Tuttavia, tra di loro ci sono coloro che preferirebbero rimanere in Italia e stanno cercando di capire come fare per farlo.
Nel corso dei mesi, il gruppo di 93 minori provenienti dall’orfanotrofio di Berdyansk e sbarcati in Valle Imagna il 20 marzo 2022 si è ridotto. Nove di loro hanno trovato una famiglia affidataria negli Stati Uniti, mentre cinque sono stati rispediti in patria a causa di comportamenti problematici, che vanno dal furto agli atti vandalici agli incendi. Rimangono quindi 81 minori a Rota Imagna, mentre i più piccoli sono stati distribuiti tra Bedulita e Pontida.
La direttrice dell’orfanotrofio ha individuato due nuove strutture nella zona di Leopoli che potrebbero ospitare i minori. È stata inviata una richiesta di rimpatrio al consolato ucraino di Milano, con la speranza che le autorità italiane possano “facilitare” l’intervento. Secondo quanto emerso in un vertice presso la Prefettura alla fine di giugno, l’intera operazione potrebbe svolgersi entro la fine dell’anno e verrà effettuata in più fasi. Si partirà con i più grandi, ovvero i 37 minori tra i 14 e i 18 anni presenti a Rota Imagna. I loro tutori hanno firmato la richiesta di rimpatrio e il Tribunale dei minori ha emesso i relativi decreti. La partenza dovrebbe avvenire presto, forse tra una settimana o due, con un viaggio in treno.
Tuttavia, questa decisione è stata presa senza coinvolgere i ragazzi. “Hanno appreso la notizia solo dopo che è stata presa, così come noi operatori”, afferma uno degli operatori che li seguono. “I ragazzi sono rimasti sorpresi, anche perché nessuno dei tutori ha chiesto loro il parere prima di firmare le richieste di rimpatrio”. Il sindaco Giovanni Locatelli, che è tornato anticipatamente dalle vacanze per presiedere una riunione con alcuni operatori dell’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, spiega che la decisione di consultare i ragazzi non è obbligatoria per legge. Tuttavia, alcuni di loro avrebbero preferito rimanere in Italia: “Una quattordicenne ha scoppiato in lacrime quando ha saputo del rimpatrio. Ha paura di tornare in Ucraina perché non vuole affrontare la guerra. Parliamo con i ragazzi ogni giorno e tra quelli che dovranno tornare ce ne sono una decina che preferirebbero restare qui. Alcuni per paura della guerra, altri perché hanno capito che in Italia avrebbero più opportunità per il loro futuro. Ma i decreti sono già stati firmati. Alcuni di loro hanno scritto lettere ai tutori per spiegare le loro ragioni, ma ormai non c’è più tempo per presentare un ricorso contro il rimpatrio”. Tre di loro hanno partecipato a una riunione in municipio per cercare di capire cosa fare. “Anche noi vorremmo capire come aiutarli, ma gli operatori ucraini stanno cercando di far cambiare loro idea e i ragazzi sono influenzabili”, afferma un assistente.
Durante la riunione, gli operatori dell’UNHCR hanno cercato di ottenere il massimo delle garanzie per i ragazzi. Il sindaco assicura che hanno fatto tutto il possibile e che i ragazzi sono felici di tornare a casa. Tuttavia, le cose sono cambiate nel paese, come spiega Anna Tseber, presidente dell’associazione Zlaghoda di Bergamo: “L’anno scorso, non passava un giorno senza che qualcuno li invitasse da qualche parte. Ora sono sempre nella casa vacanze Stella Mattutina. I più piccoli di Pontida vengono portati in piscina o fanno gite, ma quelli di Rota non hanno nulla da fare. Capisco che ogni tanto qualcuno esca, e non vedo nulla di scandaloso se alcuni sono andati a fare il bagno nel Brembo. Avevamo anche pensato di organizzare una vacanza in montagna, ma se poi dovessero essere rimpatriati, perderemmo tutti i soldi”. Il sindaco ribatte dicendo che ci sono molte iniziative anche nel paese.
Il Comune aveva preparato un nuovo piano per le scuole, iscrivendo tutti i ragazzi all’Engim di Brembate Sopra per facilitare gli spostamenti. Tuttavia, erano pochi quelli che studiavano seriamente. Ora bisognerà capire cosa fare, anche se rimarranno ancora molti ragazzi sotto i 14 anni. Il sindaco conclude affermando che questa esperienza è stata una grande prova di generosità non solo da parte di Rota Imagna, ma di tutta la comunità bergamasca.