Don Adriano Santus, cappellano per 30 anni in carcere, ha condiviso la sua esperienza e riflessioni sul sistema penitenziario. Secondo lui, non sempre i processi di rieducazione si attivano a causa del sovraffollamento e delle risorse insufficienti. Il contesto diventa più difficile e l’ambiente meno adatto all’ascolto e alla riflessione. Santus sottolinea che il carcere può essere criminogeno, poiché alcuni detenuti si vantano dei reati commessi e quelli meno esperti possono essere influenzati negativamente da chi ha più esperienza di detenzione. Per questo motivo, è importante investire nei percorsi di reinserimento e nella costruzione di nuove relazioni umane. Santus suggerisce anche di rendere l’istruzione obbligatoria in carcere, in quanto ritiene che la rieducazione passi attraverso la scuola. Inoltre, le palestre dovrebbero essere utilizzate in modo più guidato e con esercizi che abbiano un valore psicofisico. Santus sostiene che molti detenuti sono in carcere per reati legati alla tossicodipendenza e che sarebbero meglio misure alternative rispetto alla detenzione. Secondo i dati nazionali, chi sconta tutta la pena in carcere ha una percentuale di recidiva del 70%, mentre chi esce in semilibertà ha risultati migliori. Infine, Santus suggerisce di investire in percorsi di reinserimento anziché nella costruzione di nuovi carceri e di cambiare il concetto di giustizia, rendendola riparativa anziché vendicativa.