Una tragica vicenda si è conclusa in modo altrettanto drammatico: Federico Gaibotti, il trentenne che venerdì scorso ha ucciso suo padre a coltellate a Cavernago, si è tolto la vita in carcere. Il fatto è avvenuto ieri, giovedì 11 agosto, nella sua cella nella struttura di via Gleno a Bergamo.
Il giovane, con problemi di tossicodipendenza, aveva manifestato l’intenzione di suicidarsi anche prima dell’omicidio. Lo aveva confessato in stato confusionale, dopo aver assunto alcolici, prima a una vicina di casa del genitore, che lo aveva visto entrare nella sua abitazione di via Verdi, e poi allo stesso Umberto, un carpentiere di 64 anni. Lo aveva sorpreso mentre cercava di prendere il suo iPad, che gli serviva per ripagare un debito di droga.
Il figlio gli avrebbe addirittura chiesto di aiutarlo a compiere l’estremo gesto. Da lì è nata una discussione, seguita da spintoni, che è poi degenerata nel delitto, con diverse coltellate che si sono concluse nel giardino di Villa Lina, dove la vittima è spirata sotto un albero. Subito dopo l’omicidio, Federico aveva recuperato dei coltelli da cucina per portare a termine le sue intenzioni, poiché aveva ritenuto quello rubato in un negozio di cinesi inadatto allo scopo. Tutti questi dettagli sono stati rivelati durante l’interrogatorio con il giudice per le indagini preliminari, tanto che erano state prese delle precauzioni in carcere.
Il ragazzo è stato messo in cella con un altro detenuto dopo che gli avevano tolto tutti gli oggetti con cui avrebbe potuto commettere violenza su se stesso. Resosi conto di quanto aveva fatto, fin dai momenti immediatamente successivi all’assassinio di Umberto, l’arrestato è precipitato nella disperazione e continuava a ripetere di non valere nulla e di non essere più niente. A un certo punto è andato in bagno, ma dopo un po’ di tempo non era ancora tornato.
A quel punto il compagno di cella, insospettito dalla sua prolungata assenza, è andato a controllare facendo una macabra scoperta: sembra che Federico abbia usato uno degli indumenti che indossava, non è ancora chiaro se si tratti di una felpa o una maglietta. Il corpo è stato infatti trovato con quel vestito intorno al collo.