La situazione all’interno delle carceri italiane sembra peggiorare sempre di più. Non solo si registrano sempre più suicidi, ma anche l’età dei detenuti che si tolgono la vita si sta abbassando. Inoltre, il 40% dei decessi sono extracomunitari, dimostrando che i più fragili e vulnerabili sono tossicodipendenti e giovani stranieri.

Il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria), Aldo Di Giacomo, esprime una forte indignazione per due suicidi avvenuti contemporaneamente in due diverse carceri italiane, a Bergamo e a Torino. In particolare, fa notare che il caso della detenuta nigeriana che si è lasciata morire per fame e sete avrebbe dovuto richiedere un’azione urgente per evitare la sua morte.

Di Giacomo sottolinea che nel corso dell’anno sono già avvenuti 44 suicidi nelle carceri italiane e teme che non verrà fatto nulla per affrontare questa situazione. Inoltre, ricorda che lo scorso anno ben 84 persone si sono tolte la vita in carcere, un numero record dal 2000. Questi ultimi suicidi aggravano due tendenze emerse nel 2022: l’abbassamento dell’età dei detenuti che si suicidano (con una media superiore ai 40 anni e molti oltre i 30) e il fatto che il 40% dei decessi riguarda detenuti extracomunitari.

Il segretario generale del S.PP. sottolinea che, purtroppo, nel corso dell’anno si sono sentiti solo impegni politici e dichiarazioni da parte di vecchi e nuovi parlamentari e membri del governo, senza che si passi mai ai fatti. Questo ha portato ad una sorta di assuefazione e i suicidi in carcere sono diventati solo brevi notizie di cronaca locale. Anche gli annunci di costruzione di nuovi padiglioni non sembrano portare a miglioramenti concreti, mentre il Ministro Nordio sta pensando di recuperare vecchie caserme, un’idea che richiede tempo e denaro.

Di Giacomo afferma che questa strage silenziosa deve finire e che è necessario agire con misure concrete. Lo Stato ha la responsabilità della vita dei detenuti e deve prendere provvedimenti. Il sindacato di polizia penitenziaria ha proposte che vengono messe in discussione quotidianamente e si chiede di intervenire sulla manovra di bilancio per rimediare ai tagli di spesa imposti all’Amministrazione Penitenziaria e al personale. Questo sarebbe un primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze all’interno delle carceri.

Per questo motivo, a partire dal 18 settembre, è stata organizzata una mobilitazione nazionale del personale penitenziario. È necessario che le istituzioni ascoltino le richieste del sindacato e si impegnino a risolvere questa grave situazione. Non si può più rimanere indifferenti davanti a questa mattanza silenziosa che si verifica all’interno delle carceri italiane.

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