Un gesto di grande generosità ha compiuto il giovane Matteo Pavanello, di Turate, che ha donato il midollo osseo per salvare la vita di una donna statunitense di 56 anni. Senza esitazione, Matteo ha accettato la richiesta dell’ospedale Niguarda di Milano di donare il suo midollo, dopo aver appreso telefonicamente della sua compatibilità con quella della paziente che si trovava dall’altra parte dell’oceano, lottando tra la vita e la morte.

Matteo si era iscritto anni fa al registro dei donatori di midollo osseo dell’Admo, attraverso un semplice prelievo di saliva per la tipizzazione. In quel momento gli era stato detto che le probabilità di ricevere una chiamata per la donazione erano poche, ma il destino ha voluto che si trovasse di fronte a questa circostanza unica.

Il giovane turatese era impegnato nel suo lavoro di operatore turistico in nord Europa quando ha ricevuto la chiamata dal Niguarda di Milano. Dopo vari esami che hanno confermato la compatibilità, ha dato la sua disponibilità per ulteriori accertamenti, senza certezze sulle tempistiche. Era disposto anche a rinunciare alle vacanze estive, perché quando c’è la possibilità di salvare una vita, tutto il resto passa in secondo piano.

Dopo un mese e mezzo è finalmente arrivata la telefonata tanto attesa e sono iniziate le preparazioni alla donazione. Attraverso iniezioni nella pancia, a Matteo è stato somministrato un farmaco che stimola la formazione di globuli ossei e facilita il processo di separazione delle cellule staminali. Allo stesso tempo, il ricevente ha ricevuto un trattamento parallelo di diversa tipologia.

La donazione di midollo osseo è diventata meno invasiva e dolorosa rispetto al passato. Non viene più estratto direttamente dall’osso del bacino, ma si tratta generalmente di una donazione di sangue periferico. Durante la donazione, si sta sdraiati su un lettino per circa cinque ore con un ago infilato al braccio destro che estrae il sangue, che viene centrifugato in un macchinario per separare le cellule staminali. Non è un processo doloroso, anche se può essere un po’ noioso dover rimanere sdraiati per tanto tempo.

Dopo la donazione, Matteo non ha avuto alcun effetto collaterale e si è sentito bene. Dopo 48 ore, era già in palestra ad allenarsi. I suoi valori sono stati controllati e non è stata riscontrata alcuna carenza. Sarà monitorato nelle prossime settimane e anni, beneficiando del fatto di essere costantemente tenuto sotto controllo per la sua salute.

Infine, Matteo lancia un appello ai giovani come lui. Donare sangue, plasma o midollo richiede un minimo impegno di tempo e non ha conseguenze negative. Pertanto, se si è in buone condizioni di salute, consiglia a tutti di donare, perché le emozioni che si provano nel fare del bene sono indescrivibili.

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