In via Francesco Lana, a Flero, si sta lavorando instancabilmente da qualche giorno. Un’attività che sembra contrastare con l’immobilismo tipico delle aree industriali durante il periodo estivo. Ma non in questo caso. In una serie di capannoni in cemento, identici per forma, dimensione e colore, nella zona produttiva di Brescia, al civico 18, le attività non si fermano.

Una decina di persone, alcune indossando la divisa della Croce Rossa, erano impegnate nel pomeriggio di venerdì 18 agosto negli ultimi lavori di allestimento. In periferia di un piccolo paese dell’entroterra, in un’area isolata dal centro abitato, sta avvenendo una trasformazione. Iniziata solo pochi giorni fa e già quasi completata. L’urgenza lo richiedeva. Infatti, nelle prossime ore sono attesi una trentina di profughi, probabilmente provenienti da Bresso. Un flusso di persone destinato a continuare per settimane. Questo sarà un ulteriore punto di approdo per i richiedenti asilo, prima di essere “smistati” in un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) della provincia.

Il cambio di destinazione può essere molto rapido. Questo luogo è stato scelto d’urgenza, dopo il rifiuto del progetto nella caserma Randaccio, nel quartiere Carmine. La notizia che il civico 18 di via Lana sarebbe diventato temporaneamente la casa di coloro che scappano dalle proprie, è arrivata solo di recente. Qui, dove un tempo veniva prodotto, in un edificio senza insegne, citofoni o targhe riconoscibili, si sta preparando ad accogliere i migranti in arrivo. E così sarà, si presume, per almeno i prossimi due mesi. Un immobile confiscato alla mafia alcun anni fa, diventato di proprietà del Demanio, si sta trasformando in un mini-hub di “smistamento” coordinato dalla Croce Rossa.

Questo luogo, che fino ad ora era anonimo, sta cercando di ottenere un aspetto più accogliente. In meno di due settimane, il capannone ha cercato di fornire un minimo di accoglienza. Una missione umanitaria resa ancora più complessa dal periodo estivo, con molte aziende e operai in vacanza. Ma si è fatto tutto il possibile. Sono stati creati separatori in cartongesso lungo le pareti dell’edificio, permettendo di creare dieci stanze, ognuna con tre letti a castello per ospitare i migranti durante la notte.

Una scelta, quella di posizionare i letti lungo le pareti, per lasciare spazio al centro dell’edificio, dove sono stati posizionati tavoli e panche in legno e ferro. Soffitti alti con lunghi e stretti lucernari, poche finestre, solo nell’ufficio, protette da inferriate resistenti. Per il resto, c’è quasi tutto: lavatrici e armadietti; servizi igienici mobili con docce. Nel pomeriggio di venerdì, mancavano solo le tende mediche di pronto intervento, che probabilmente saranno montate all’ingresso del piazzale.

In ogni caso, secondo le indicazioni, il mini-hub di via Lana dovrà essere solo un luogo di passaggio per le persone che vi soggiornano: la permanenza non dovrà superare le due notti. Ci saranno una decina di volontari che si prenderanno cura degli uomini e delle donne che arriveranno, sia italiani che stranieri di diverse nazionalità, per poter comunicare con i migranti in diverse lingue.

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