Arianna Virgolino, una giovane ex poliziotta di 34 anni, sta lottando da oltre tre anni per poter tornare a indossare la divisa che tanto ama. Nel novembre 2019 è stata espulsa dalla Polizia a causa di un tatuaggio sul polso, che aveva già rimosso prima di entrare in servizio. La decisione del Consiglio di Stato che l’ha dichiarata un “nocumento all’immagine della Polizia di Stato” per una cicatrice di una coroncina tatuata quando aveva compiuto 18 anni, è stata per lei una doppia beffa, poiché è arrivata poche ore dopo aver ricevuto un premio per aver sedato una rissa mentre era fuori servizio.
La vicenda di Arianna ha suscitato molto dibattito nell’opinione pubblica e ha attirato l’attenzione della politica nazionale. Nel 2020 e nel 2021, il suo caso è stato portato in Parlamento dal Movimento 5 Stelle, con un disegno di legge per eliminare la normativa che vieta i tatuaggi visibili con la divisa della Polizia di Stato. Anche Giorgia Meloni, all’epoca leader di Fratelli d’Italia, ha mostrato sostegno e vicinanza alla giovane poliziotta esclusa attraverso un post sui social.
Arianna Virgolino ha deciso di rivolgere un appello al premier affinché prenda in mano la sua vicenda e cerchi di risolvere il suo calvario. Ha chiesto a Giorgia Meloni di ascoltare le sue parole e di agire come capo del governo. Arianna si considera vittima di un’ingiustizia che ha stravolto la sua vita e quella della sua famiglia. Non ha mai smesso di dimostrare di essere un poliziotto valido e di fare al meglio il suo lavoro.
Attualmente, Arianna lavora come receptionist di un hotel a Castelnuovo del Garda, ma ogni giorno pensa a tutto quello che le è accaduto negli ultimi tre anni. Ha lanciato numerosi appelli in televisione e ha cercato di contattare diverse personalità, tra cui l’ex capo della Polizia Franco Gabrielli, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il campione olimpico Marcell Jacobs, simbolo della Polizia di Stato completamente ricoperto di tatuaggi.
Nonostante alcuni sviluppi nel processo penale, Arianna chiede alla magistratura di continuare a indagare sulla sua vicenda e di cercare la verità. Non intende arrendersi e spera che la sua situazione possa trovare una soluzione grazie all’intervento del premier. La sua storia ha suscitato emozione e indignazione nell’opinione pubblica e dimostra la necessità di una revisione delle norme riguardanti i tatuaggi nella Polizia di Stato.