Fantasia contro le mafie: Due bambini adottano la mimosa di Luisa, vittima della ‘ndrangheta

Milano – Una mimosa cresce sotto la targa con la scritta “Luisa Fantasia. Vittima di mafia”. Il nubifragio di un mese fa l’ha piegata ma non è riuscito a spezzarla. Qualcuno l’ha rimessa in piedi sorreggendola con dei bastoncini. E non soffre per il caldo eccezionale di questi giorni perché c’è chi la innaffia con cura ogni giorno: due bambini, Mattia e Giulia. Fratello e sorella di 8 e 5 anni (ne compirà 6 l’11 settembre). Lui andrà in quarta elementare tra poco, lei inizierà la prima. Per tutta l’estate si sono dati da fare accompagnati dalla mamma per accudire la pianta nel giardinetto di via Forze Armate all’altezza del civico 279, intitolato da due anni proprio a Luisa Fantasia. Non potrebbe esserci immagine più bella di due bimbi che mantengono viva la memoria di una persona uccisa dalla mafia 48 anni fa, accendendo il suo ricordo ogni giorno con le loro piccole mani. “Io ho raccontato loro la storia di Luisa Fantasia. Ho detto la verità scegliendo le parole più appropriate per non turbarli. E i miei bambini si sono affezionati a questa donna, che era una mamma, uccisa quando aveva solo 32 anni”, racconta Andreea Sacara, la mamma dei piccoli. Ogni pomeriggio si prende cura delle piante dell’orto della scuola elementare del quartiere, Ercole Ferrario, e porta con sé i figli, che sono rimasti colpiti dalla mimosa “di Luisa”, che si trova proprio davanti all’istituto, decidendo di adottarla. La donna abitava nel loro stesso quartiere, in una traversa di via Forze Armate, ed è stata assassinata il 14 giugno del 1975 in quanto moglie di Antonio Mascione, carabiniere del Nucleo investigativo trasferitosi a Milano da San Severo, in provincia di Foggia. “Siamo amici di tuo marito”, si sentì rispondere da chi quel giorno bussò alla sua porta, in una palazzina popolare di via Nikolajevka. Solo che non erano amici di suo marito. Erano malavitosi. La violentarono e la accoltellarono, uccidendola davanti alla sua bambina, Cinzia, di 18 mesi. In quel periodo Antonio stava seguendo sotto copertura un carico di eroina da 600 chili in arrivo dalla Calabria ma la copertura saltò e due giovani esponenti legati a una ‘ndrina, Abramo Leone, di 17 anni, e Biagio Jaquinta, di 22, andarono a casa sua convinti di trovare una valigetta con dentro 60 milioni. Non c’era nulla. Entrambi furono catturati e condannati all’ergastolo.

“Dopo aver ascoltato la storia, mia figlia Giulia – spiega Andreea – mi ha chiesto “mamma, dov’è quella bimba?“, riferendosi a Cinzia. Io le ho spiegato che oggi è una donna grande”. Dopo la morte della mamma, Cinzia è tornata in Puglia insieme al papà Antonio, distrutto dal dolore. Oggi è insegnante ed è mamma di due figli. Due anni fa ha partecipato all’inaugurazione del giardinetto in via Forze Armate: “Oggi – disse – faccio pace con questa città”.

Adesso, sapere che due bambini innaffiano la mimosa in onore della madre la riempie di emozione: “Mi commuove. Abbracciateli da parte mia”. Emozionato anche Pietro Paolo, figlio di Antonio e della sua seconda moglie, il primo a darsi da fare per ricordare Luisa Fantasia “perché senza la sua morte io non sarei mai venuto al mondo”. Poliziotto, ha ricevuto il Premio Borsellino per il suo impegno a favore della legalità. In più è presidente nazionale dell’associazione “Invisibili”, che ha promosso la piantumazione della mimosa lo scorso 8 marzo. Al suo fianco, a Milano, ci sono Tiziana Vecchio, ex assessore di Municipio 7, e Walter Moccia. “Anche se la pianta non è ancora fiorita – commenta Vecchio -, vedo già i frutti: la meraviglia del gesto di questi bimbi, e quindi della partecipazione del territorio, con un affetto che rimarrà sempre vivo di generazione in generazione”. Non ci si ferma. “Luisa Fantasia era una sarta. L’idea, adesso, è organizzare una sfilata di moda coinvolgendo i giovani allievi di una scuola di alta sartoria, riproducendo i vestiti che Luisa aveva creato”.

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