L’intervista
La presidente del Tribunale dei minorenni di Brescia affronta l’allarme che è stato suscitato dal seguire in pochi giorni di due fatti gravissimi, a Palermo e Caivano (nel Napoletano), di stupro di gruppo e, più in generale, un disagio preoccupante.
“Incrociando le dita, nel territorio non si sono verificati, ancora, eccessi drammatici come quelli balzati alle cronache in questi giorni, ma è purtroppo evidente un aumento della rabbia, dell’aggressività, di episodi incontrollati fra i giovani su cui riflettere a fondo e non tramite facili slogan”. Cristina Maggia, presidente del Tribunale dei minorenni di Brescia e presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la famiglia, affronta con Bresciaoggi l’allarme che è stato suscitato dal seguirsi in pochi giorni di due fatti gravissimi, a Palermo e Caivano (nel Napoletano), di stupro di gruppo e in generale si allarga sui segnali di una preoccupante deriva di parte delle giovani generazioni, confermati anche dalle risse degli ultimi giorni. I motivi Causa principale, a suo avviso, è “la profonda carenza di adulti autorevoli”. E i primi adulti a confronto sono i genitori “fragili, che non sanno dire di no, non sono di esempio, lasciando campo alla rissosità dei social, delle tv, del mondo che ci circonda”, spiega il magistrato. “I ragazzi- aggiunge Cristina Maggia- non sono funghi, sono frutto della loro storia, qualcosa è mancato. Ragazzi cattivi non ce ne sono, lo diventano ed è colpa di noi adulti”.
Gli interrogativi
Che cosa sbagliamo? “Indignarsi non serve, dobbiamo chiederci perché, dobbiamo cercare dentro di loro quello che vale, che c’è – sottolinea la presidente del Tribunale dei minori di Brescia (si occupa anche di Bergamo, Cremona e Mantova) – Non lasciarli in balia di un mondo dove contano i soldi e il successo, i follower, dove di ispirazione sono gli influencer, ricchi senza far niente. Di un mondo fatto di conflittualità, dove basta essere al volante e si è mister Hyde, dove di fronte ai rumori si imbraccia il fucile; dove contano solo i diritti e mai i doveri, e non ci sono responsabilità. Certo i fatti negativi fanno più cronaca, fanno meno notizia tutti quelli che sono corsi in Portogallo, molti adolescenti sono stupendi. Tuttavia dobbiamo preoccuparci anche della volontà di esibizione, di vanto delle malefatte, e nei due casi in particolare del perseverare di concezioni sulla vittima che s’è voluta”.
Da dove viene questa incapacità di essere adulti modello? Secondo Cristina Maggia, un po’ di colpa ce l’ha la stagione epocale. “Siamo in una dimensione di accelerazione che porta superficialità, non c’è più il tempo per pensare. Il ritmo è forsennato. Ovviamente non si stava meglio quando si stava peggio, però è bene che ci facciamo delle domande su cosa proponiamo ai nostri figli”.
Nello specifico di Caivano, Maggia evidenzia un altro problema. “Esistono zone del Paese abbandonate da tutti, dove tutto è difficile. A Bolzano le assistenti sociali si lamentano di trenta persone da seguire, in alcuni posti ne hanno dieci, venti volte di più, cosa possono fare?”, spiega il magistrato. A Brescia non manca l’apprensione, afferma la giudice, per “un aumento della rabbia, del disorientamento giovanile, cui si sommano le difficoltà e le aspettative tradite di giovani a cavallo di universi differenti, in cerca di un ascensore sociale che non esiste. Anche nel penale dobbiamo, prima di giudicare, capire.
Il processo minorile è particolare. Se i giovani vivono la dimensione di un’affettività mai provata, se non si sentono numeri, se avvertono autenticità da parte nostra, accettano anche sanzioni dure e sbattono nelle loro responsabilità. Questo avviene soprattutto con la giustizia riparativa e nella messa alla prova in cui io credo molto e in cui a Brescia siamo avanti. Non è la ricetta magica, è costosa, richiede energie e competenze, ma dà successi”. La presidente del Tribunale dei minori porta un esempio, evidenziato anche in un libro, “Andando a piedi- Teoria e pratica della trekking talk therapy”. Con la cooperativa Area, un gruppetto di ragazzi incorsi nel penale l’anno scorso ha girato il lago di Garda a piedi, quest’anno la Bassa, sotto la calura, dormendo in oratori o campi scout, camminando fra i campi di mais e incontrando persone che li accoglievano “gratis”, parola sconosciuta.