La caccia al cinghiale nel Comprensorio alpino nord Verbano sta ottenendo risultati significativi nella lotta alla proliferazione degli ungulati nell’alto Varesotto. Con 42 cacciatori in campo, sono stati abbattuti 154 capi fino ad oggi, avvicinandosi all’obiettivo di 161 capi fissato per la caccia di selezione entro il 16 settembre. A partire dal primo novembre, verrà avviata la caccia a squadre, con 90 cacciatori schierati nei boschi delle valli e un piano di abbattimento di 250 capi. L’anno scorso sono stati abbattuti 245 cinghiali, e le prospettive per questa stagione sono buone. Tuttavia, è importante tenere sotto controllo l’espansione della specie, poiché questa situazione è direttamente collegata alla sicurezza e agli interessi economici e produttivi degli allevatori e degli agricoltori locali. Gli agricoltori sono tormentati dall’incubo del cinghiale che invade i terreni alla ricerca di cibo. Quest’anno i danni sono stati meno gravi rispetto all’anno scorso, ma gli incidenti stradali causati dai cinghiali sono già 6 dall’inizio dell’anno. Fortunatamente, non ci sono state persone ferite in questi incidenti.
Un altro elemento degno di nota di questa stagione di caccia è stato il caldo torrido degli ultimi mesi e mezzo, che ha complicato le uscite dei cacciatori. Il cinghiale, abituato a spostarsi al crepuscolo per cercare cibo, ha posticipato i suoi spostamenti a notte fonda a causa del clima ostile e della presenza di insetti. L’afa ha rallentato la caccia, ma grazie alle recenti piogge, gli ungulati sono tornati alle loro abitudini quotidiane di ricerca di cibo.
Oltre al clima, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente montano è molto importante. Gli alpeggi abbandonati e i boschi trascurati sono l’habitat ideale per il cinghiale, attratto dalla presenza di vegetazione fitta e arbusti. Inoltre, il bosco “puro” può rappresentare un rischio idrogeologico, poiché le foglie e i rami possono bloccare i torrenti durante le forti piogge. È necessaria un’attenzione maggiore nei confronti del bosco, che in passato era considerato tutto. Inoltre, i cacciatori dovrebbero avere la possibilità di intervenire direttamente a sostegno degli agricoltori quando i terreni vengono attaccati dai cinghiali. Attualmente, gli agricoltori devono contattare le guardie provinciali, che sono solo una decina e non possono essere ovunque. Sarebbe necessario apportare modifiche normative, anche se si deve fare attenzione a non incorrere nel rischio di confondere il ruolo socialmente utile del cacciatore con il bracconaggio.
Infine, tra le sfide attuali per i cacciatori delle valli luinesi c’è anche il ricambio generazionale. Il Comprensorio alpino conta attualmente 129 soci con un’età media molto elevata. Tuttavia, si sta cercando di affrontare questa situazione attraverso la passione per la caccia. A breve, inizieranno dei corsi di abilitazione venatoria per sei diciottenni, figli di cacciatori del Comprensorio. Il presidente del Comprensorio alpino, Marco Isabella, sottolinea l’importanza del ruolo svolto dalla struttura nella contenimento dell’espansione della fauna selvatica, nonostante la caccia sia ancora considerata negativamente da parte dell’opinione pubblica.