La denuncia sociale di Alex Corlazzoli: la povertà a Crema
Alex Corlazzoli ha scritto una lettera di denuncia sociale che rivela una triste realtà presente nella città di Crema. Mentre le istituzioni si vantano di progetti di rigenerazione, ci sono persone che non riescono a ottenere nemmeno un tetto temporaneo da parte di queste stesse istituzioni. A breve inizieranno i lavori nell’ex Canavese a San Bernardino, ma ci sono persone che vivono lì da anni, alcune con gravi fragilità e altre che hanno trovato rifugio in quel luogo dopo il fallimento di alcuni percorsi di recupero.
Si tratta di uomini e donne che, a causa di povertà culturale e personale, si ritrovano senza un tetto anche a Crema. Non si tratta di un caso isolato, ma di una ventina di persone che vivono nella città opulenta dormendo in fabbriche o case abbandonate, in tende o in macchine.
Corlazzoli si è recato di persona nell’ex Canavese per comprendere la situazione. Chi è rimasto vive in condizioni igienico-sanitarie gravi, tra lo sporco e i topi che scorrazzano accanto ai materassi per terra. Questa situazione è conosciuta dai dirigenti dei Servizi Sociali, ma sembrano essere rimasti inerti, tanto da arrivare al punto che alcune persone non avranno un posto dove dormire una volta che la fabbrica verrà abbattuta. Le relazioni e le carte possono pulire le coscienze, ma coloro che rimangono tra i topi, anche a Crema, sono coloro che sono stati abbandonati da tutti.
Corlazzoli ha cercato di stabilire relazioni con diverse realtà, anche con i vertici dello Stato, ma sembra non esserci soluzione per chi vive in povertà. A questo punto, l’unica opzione rimane la denuncia pubblica nella speranza che ci sia una corresponsabilità e che la condivisione mediatica possa smuovere qualcosa.
Il giornalista ha seguito personalmente il percorso di alcune di queste persone, che hanno fatto appello ai Servizi Sociali e al Centro Ascolto per ottenere una soluzione temporanea, ma senza successo. Le riunioni con gli assistenti sociali non rispondono all’emergenza e il dormitorio estivo è chiuso. Altre realtà, legate alla Chiesa, sembrano incapaci di fornire una risposta a chi si trova in una situazione di emergenza. A Crema esiste un lodevole servizio della cooperativa Bessimo in via Civerchi, ma anche lì c’è una sola doccia per venti o trenta persone. Durante l’inverno, non esiste un’unità di strada che esca la sera per portare coperte o bevande calde, o per verificare lo stato di salute delle persone, come avviene in altre città.
Corlazzoli lancia un appello a tutta la città, alle realtà imprenditoriali e alle istituzioni: la povertà a Crema sta suonando il campanello d’allarme. Nessuno dovrebbe dormire, nemmeno per una sola notte, tra i topi. Abbiamo bisogno di uno sguardo più attento, di toccare con mano la realtà degli invisibili, di uscire dagli uffici e alzarci dai tavoli per abbracciare le storie, talvolta difficili, di coloro che vivono per strada, anche a Crema.