La madre di Giorgio Medaglia, Ombretta Meriggi, ha chiesto giustizia per suo figlio davanti al giudice di Lodi. Ha ribadito ancora una volta che Giorgio non si è suicidato. Da oltre 18 mesi, Ombretta Meriggi sta lottando per arrivare alla verità sulla morte di suo figlio, scomparso il 28 giugno 2020 e ritrovato senza vita nell’Adda il 3 luglio successivo. A fine giugno scorso, la Procura di Lodi aveva deciso di chiedere l’archiviazione per suicidio, una mossa che la famiglia non ha accettato. Pertanto, ieri hanno portato il fascicolo davanti al giudice per chiedere di continuare le indagini.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Giorgio si era allontanato dal suo appartamento con lo scooter, che è stato poi ritrovato dai carabinieri alla Martinetta, vicino all’Adda a Lodi. L’uomo aveva una cerchia di amici molto ristretta. Tuttavia, per la famiglia, qualcosa non torna ancora oggi. Pertanto, attraverso l’avvocato Lorenza Cauzzi, hanno elencato quali aspetti non sarebbero stati analizzati dalla Procura. Uno di questi è una telefonata ricevuta da Giorgio intorno alle 20:30 del 28 giugno 2020, la sera della sua scomparsa, un’ora prima che lui uscisse di casa. Dai tabulati telefonici emerge che Giorgio aveva parlato con un amico, un conoscente al di fuori della sua cerchia di amici stretti. Tuttavia, secondo la famiglia, questo testimone non sarebbe mai stato interrogato dagli inquirenti.
Ombretta Meriggi si chiede perché questo amico, che è stato l’ultimo a sentire Giorgio prima della scomparsa, non sia mai stato interrogato. Si sono visti quella sera? E se sì, dove sono andati? La madre è sicura che suo figlio non si sia suicidato. Il giovane era uscito con lo scooter dalla sua casa alle 21:30 di domenica 28 giugno 2020, mentre Ombretta Meriggi, esausta per il turno di lavoro da infermiera, era già a dormire. Poi la scomparsa, con lo scooter bianco di Medaglia ritrovato in viale Aosta, a poche centinaia di metri dal fiume. A questo si aggiungono le parole di un testimone che sostiene di aver visto un ragazzo con una maglietta bianca e un fisico esile (non simile a quello di Giorgio) parcheggiare il mezzo in quella zona. Inoltre, c’è il mistero delle tracce di alcol riscontrate nell’organismo di Giorgio: il 34enne non beveva mai.
La decisione del giudice di Lodi è attesa nei prossimi giorni. La famiglia di Giorgio Medaglia continua la sua battaglia per arrivare alla verità sulla morte del loro caro.