La peste suina africana (Psa) ha fatto il suo ingresso nel Rifugio del Progetto Cuori Liberi a Zinasco, in provincia di Pavia, che ospita animali provenienti da allevamenti illegali e vittime di maltrattamenti. Di conseguenza, è stata emessa un’ordinanza che impone l’abbattimento di tutti i suini presenti nella struttura.
L’associazione di Zinasco aveva annunciato il 5 settembre scorso che due maiali morti nei giorni precedenti erano risultati positivi alla Psa. Subito dopo, è stata emessa l’ordinanza dell’Ats per l’abbattimento degli altri 35 suini ospitati nel rifugio.
I volontari dell’associazione hanno annunciato di opporsi in tutti i modi a questa decisione, a partire da un nuovo ricorso al Tar per sospendere l’abbattimento, dopo che il primo tentativo è fallito.
“L’associazione di Zinasco ha inviato una richiesta ufficiale all’Ats e alla Regione Lombardia per sospendere e revocare l’ordinanza di abbattimento. Abbiamo anche inviato, insieme a Lav, una richiesta aggiuntiva di non abbattimento dei suini del rifugio, che sono tutti Non Dpa (cioè dotati di microchip per evitare che la loro carne venga destinata al consumo). Contestualmente, abbiamo chiesto di effettuare i test in vivo sui maiali presenti”, ha dichiarato l’associazione di Zinasco.
L’associazione ha anche avviato una raccolta firme per fermare l’uccisione degli animali: “Resisteremo fino all’ultimo per evitare l’abbattimento. Chiediamo che gli animali possano rimanere, in vita, isolati all’interno del Rifugio, con tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione dell’epidemia. La Psa non è una zoonosi. Le misure adottate, come l’abbattimento massiccio di migliaia di cinghiali nei boschi e dei maiali nei focolai come in questo caso, hanno l’unico obiettivo di tutelare un settore produttivo, l’allevamento suinicolo. Non la salute pubblica”.