La crescente violenza e criminalità minorile in Italia

La situazione della violenza e della criminalità minorile in Italia sembra essere sempre più preoccupante. Negli ultimi vent’anni, le baby gang si sono evolute diventando sempre più violente, spietate e attive sui social media. Il degrado sociale sembra essere diventato un ospite fisso in questa dannata estate, con la violenza, la droga e il sesso facile che sembrano essere diventati la norma.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’emergenza non riguarda solo le famiglie disagiate del Sud Italia, ma è presente in tutte le città. Ogni città ha la sua zona franca, una terra di nessuno in cui le forze dell’ordine si muovono silenziosamente o addirittura a favore delle telecamere.

La disgregazione delle famiglie e l’aumento delle marginalità sembrano andare di pari passo, esaltate da un’iconografia che ricorda la serie televisiva “Gomorra”. Il divieto di socialità imposto dal lockdown ha solo peggiorato la situazione, così come la difficile integrazione dei nuovi immigrati italiani, che sembrano essere impermeabili a qualsiasi tentativo educativo.

La politica sta cercando di affrontare il problema chiedendo l’imputabilità a partire dai 12 anni, multando le famiglie troppo distratte e invocando il carcere per i reati “da adulti”. Tuttavia, chiudere un ragazzino dietro le sbarre sembra essere una sconfitta doppia. Sarebbe necessario potenziare i servizi educativi, ma purtroppo gli assistenti sociali sono sempre meno presenti sul territorio.

Il percorso di rieducazione è tutt’altro che immediato a causa della lentezza della giustizia penale. Non solo non si riesce a reinserire il condannato nella società, ma di fatto lo si regala alle organizzazioni criminali che lo sfruttano come carne da cannone.

Il numero di detenuti tra i 14 e i 25 anni nei 17 Istituti penali minorili in Italia è in continuo aumento, soprattutto al Sud. Più della metà dei reclusi non ha una condanna definitiva o è maggiorenne, il che mina il percorso di riabilitazione. Ogni anno, quasi 1.500 giovani commettono reati contro il patrimonio, la persona e l’incolumità pubblica.

Il sistema penitenziario italiano sembra essere inadeguato a gestire questa emergenza. Dovrebbero essere presenti solo ragazzi detenuti per fatti molto gravi, ma finiscono in prigione anche coloro che non si sa dove mandare. La situazione all’interno delle strutture è precaria, con aggressioni, sommosse e tentativi di evasione che sono all’ordine del giorno.

È necessario un intervento urgente per affrontare questa emergenza. Sia il sistema giudiziario che il sistema penitenziario devono essere riformati per garantire una giustizia più rapida ed efficace. Inoltre, è fondamentale potenziare i servizi educativi e sociali per prevenire il fenomeno della criminalità minorile e offrire una reale possibilità di reinserimento nella società per i giovani delinquenti. Solo così si potrà sperare di invertire questa pericolosa tendenza.

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