Paolo Di Gregorio, un uomo di 74 anni originario della provincia di Catania, ha deciso di appendere due striscioni alle pareti del Tribunale di Bologna per denunciare la morte di sua figlia Sonia, uccisa dallo Stato. Con queste parole forti e incisive, Paolo ha voluto chiedere giustizia e un processo per le persone che ritiene responsabili di questo terribile crimine.
Sonia Di Gregorio, una giovane fioraia di soli 20 anni e madre di una bambina, fu uccisa a coltellate nel giugno del 2000 dal suo violento marito Francesco Gussoni di Dubino. La ragazza, che da tempo subiva maltrattamenti e stava cercando di separarsi dal marito, aveva denunciato la sua situazione all’avvocato Enza Mainini presso la Procura di Sondrio. Purtroppo, la denuncia rimase “dimenticata” nel cassetto di un magistrato che la ricevette all’epoca, quando ancora non esisteva il Codice Rosso per la protezione delle vittime di violenza.
Paolo Di Gregorio, insieme ad alcuni amici, si è recato a Bologna per partecipare a una manifestazione pacifica e autorizzata dalla questura locale, al fine di invocare giustizia per la sua amata figlia. Con i due striscioni appesi al Tribunale, Paolo ha voluto denunciare l’impunità degli assassini e la protezione che ricevono da parte del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il suo grido di dolore e di indignazione si è rivolto anche ai magistrati che, secondo lui, avrebbero potuto evitare questa tragedia se avessero agito tempestivamente. Paolo sostiene che se fossero stati presi provvedimenti contro il marito violento, sua figlia non sarebbe stata uccisa e la sua nipotina non sarebbe stata privata della madre. Invece, Sonia è stata ammazzata e la famiglia ha dovuto prendersi cura della bambina rimasta orfana.
Questa non è la prima volta che Paolo Di Gregorio protesta per la morte di sua figlia. In passato ha già sollevato la questione a Sondrio, dove il magistrato che ricevette la denuncia di Sonia lavora attualmente, e al capo dell’Ufficio giudiziario di allora, che ora è in pensione. La sua lotta per la verità e la giustizia continua, e ora ha portato la sua battaglia fino a Bologna.
Paolo Di Gregorio, con la sua determinazione e la sua voglia di fare luce su questo caso, sta cercando di ottenere giustizia per sua figlia e per tutte le vittime di violenza domestica. La sua voce si unisce a quella di tante altre persone che lottano per un sistema giudiziario più efficace e per una maggiore tutela delle vittime. Speriamo che la sua battaglia non cada nel dimenticatoio e che possa portare a un cambiamento reale e duraturo.