Processo per omicidio colposo: 90 giorni per le conclusioni sul decesso per suicidio avvenuto al Papa Giovanni nell’agosto del 2019

Il 13 agosto 2019, nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, si è verificato un tragico evento. Elena Casetto, una ragazza di 19 anni ricoverata dopo un tentativo di suicidio, ha dato fuoco al letto al quale era legata. Secondo quanto emerso durante il processo, la ragazza potrebbe aver appiccato il fuoco nel tentativo di liberarsi dalle cinghie che la contenevano. Questa ipotesi è stata esposta da un vigile del fuoco del Nucleo investigativo antincendio durante l’udienza.

Ma quanto tempo è passato tra l’innesco del rogo e la morte di Elena Casetto? Sono stati attimi o minuti? E quale è stata la causa del suo decesso? È stato un flash fire, un’onda di calore improvvisa e intensa, a bloccarle il cuore e la respirazione quasi istantaneamente? O sono stati diversi fattori, tutti riconducibili all’esposizione alle fiamme, a contribuire alla sua morte? Queste sono domande alle quali il dottor Francesco De Ferrari, medico legale incaricato dal giudice Laura Garufi, cercherà di rispondere attraverso una perizia super partes. Questa perizia potrebbe rivelarsi decisiva nel processo che vede come imputati per la morte della ragazza Alessandro Boccamino ed Eugenio Gallifuoco, difesi dagli avvocati Francesca Privitera e Stefano Buonocore. I due imputati erano addetti alla squadra antincendio che gestiva il servizio nell’ospedale e, secondo l’accusa, sarebbero intervenuti in ritardo e senza le dovute protezioni nel soccorrere la 19enne.

Il tempo, inteso come variabile, è un elemento centrale nelle opinioni espresse dai consulenti tecnici nominati da accusa e difesa. I medici legali Matteo Marchesi (per l’accusa) e Arnaldo Migliorini (per la difesa) sono stati chiamati a testimoniare in aula e entrambi hanno parlato di una morte rapida. Tuttavia, sono in disaccordo sulle tempistiche precise entro cui il cuore di Elena Casetto ha smesso di battere. Il primo consulente afferma che il decesso della ragazza è avvenuto “nell’arco di pochi minuti”, mentre il secondo sostiene che sia avvenuto nel giro di “qualche decina di secondi”. Questo punto di disaccordo sarà risolto dalla nuova perizia, dalla quale si potrà dedurre il margine di azione effettivo che Boccamino e Gallifuoco hanno avuto durante i soccorsi.

Anche riguardo alla causa della morte della 19enne, i due medici legali hanno opinioni divergenti. È vero che Elena Casetto ha respirato fuliggine, trovata nella trachea e nei bronchi. Tuttavia, secondo il consulente dell’accusa, la ragazza non è morta per l’intossicazione del fumo, ma per una serie di concause, tra cui l’inalazione di fumi e gli effetti dei vapori caldi sulle vie aeree. Al contrario, il medico legale nominato dalla difesa esclude l’esistenza di concause e sostiene che la ragazza sia stata uccisa dall’effetto flash fire. Sarà compito del dottor Francesco De Ferrari trovare una risposta a questi interrogativi, ma ci vorranno almeno 90 giorni per farlo.

Fonte: Corriere Bergamo

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