“Correte, sono arrivati”. È stato lanciato un appello dalle prime ore di ieri mattina dal rifugio Cuori Liberi: si cercavano volontari che si dirigessero a Sairano, una frazione di Zinasco, per impedire alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e ai veterinari di Ats di entrare nel santuario e abbattere gli ultimi nove suini rimasti.

Gli attivisti che da 14 giorni stavano presidiando il rifugio si sono opposti in modo non violento per evitare l’uccisione degli animali salvati dai mattatoi e sottratti alla produzione alimentare. Si sono incatenati ai cancelli, hanno fatto scudo, ma i vigili del fuoco hanno segato il recinto metallico per permettere l’abbattimento.

Sara D’Angelo della Rete dei santuari di animali liberi in Italia, organizzazione coordinatrice, ha dichiarato: “Tutti i presenti sono stati strattonati, gettati a terra, manganellati, presi a calci. Alcuni manifestanti hanno riportato ferite, altri sono stati caricati sulle camionette e portati in caserma e nel pomeriggio un presidio solidale ha chiesto che venissero rilasciati”.

Secondo Ats, la peste suina africana ha colpito quaranta animali dell’associazione, di cui la maggior parte era già deceduta nei giorni precedenti. La Psa è una malattia infettiva di natura virale molto temibile per la quale non sono disponibili al momento terapie specifiche o vaccini. Tutti i suini che si infettano muoiono nell’arco di pochi giorni.

Tuttavia, secondo gli attivisti, i maiali soppressi ieri stavano bene, scodinzolavano. “Eppure”, hanno documentato, “sono stati soppressi e buttati in un camion come se fossero immondizia davanti agli occhi straziati di chi li ha accuditi”. Già martedì, davanti al rifugio, i controlli delle volanti effettuati anche dal cielo con i droni della polizia si erano intensificati, lasciando supporre uno sgombero imminente.

“Gli episodi simili non possono accadere anche in altri rifugi che proteggono e tutelano gli animali ospiti”, hanno concluso gli attivisti. “Purtroppo, non sempre ciò che è considerato legale e ciò che è giusto coincidono. Un giorno, anche la nostra lotta sarà ritenuta normale e giusta”.

Il presidente di Leal Gian Marco Prampolini ha incaricato i legali di presentare un’istanza di accesso agli atti per ottenere una copia del verbale e capire le modalità dell’uccisione e se sono stati rispettati tutti i protocolli e le norme di biosicurezza da parte di operatori e forze dell’ordine. “Ci riserviamo di valutare la possibilità di depositare un esposto o una denuncia querela”, ha precisato Prampolini. “Quanto è accaduto ieri è la punta dell’iceberg della strage di suini avvenuta nella zona: si parla di 34mila animali uccisi con il gas”.

Anche la politica ha preso una posizione. “Riteniamo che l’ingente dispiegamento delle forze dell’ordine e la violenza ai danni dei volontari del rifugio siano assolutamente spropositati rispetto alla finalità dell’intervento”, hanno dichiarato i consiglieri regionali del Patto Civico Michela Palestra e Luca Paladini. “Il tema della peste suina, benché abbia bisogno di essere affrontato con urgenza, rimane una questione complessa che necessita di una gestione integrata e di una comunicazione efficace soprattutto da parte delle istituzioni. Questa soluzione passa attraverso lo studio di un approccio adeguato, che evidentemente non comporta l’inutile violenza ai danni di persone disarmate”.

“Con un’epidemia in corso”, ha aggiunto la coordinatrice Sara D’Angelo, “il personale intervenuto ed entrato all’interno del rifugio non indossava alcun dispositivo di protezione per impedire di portare il virus”. Gli allevatori sono ancora molto preoccupati per la peste suina africana e per le conseguenze che potrebbe avere sul territorio.

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