Denunciata per molestie telefoniche, l’imputata nega le accuse mosse dalla sua anziana zia, Teresina. La situazione si complica ulteriormente a causa di un’eredità controversa, che sembra essere il vero motivo dietro questa vicenda. Teresina, 84 anni, ha tenuto traccia di ogni squillo ricevuto sul suo telefono fisso, annotando tutti gli episodi in diverse pagine scritte a mano. I suoi appunti sono stati presentati in tribunale come prova. La donna ripercorre gli avvenimenti dallo scorso ottobre fino al 15 giugno di quest’anno, sottolineando che i molestatori telefonici la tormentavano ogni mattina, fino a quando ha deciso di cambiare numero. La nipote di Teresina, Cristiana, è l’imputata in questo caso. Nonostante abbia ricevuto una condanna penale di 200 euro, è convinta della sua innocenza e ha deciso di opporsi al decreto con l’aiuto del suo avvocato. Sullo sfondo di questa vicenda si cela l’ombra dell’eredità della madre di Teresina, deceduta a 103 anni dopo aver vissuto con lei per 20 anni. A luglio 2020, la nipote ha chiesto la sua parte di eredità, ma la zia ha negato che ci fosse qualcosa da dividere. Teresina ha denunciato la nipote il 18 ottobre 2020, mentre la nipote ha denunciato la zia per calunnia, ma il fascicolo è stato archiviato. Non è stata avviata alcuna causa civile riguardo all’eredità. L’imputata avrà l’opportunità di parlare il 6 dicembre, dopo che il carabiniere incaricato delle indagini sui tabulati telefonici avrà testimoniato. Nel frattempo, è stato il turno di Teresina e dei suoi appunti in tribunale. Ad esempio, ha annotato che una mattina gli squilli sono stati ripetuti alle 6:08, alle 6:20 e alle 6:31. In un’altra occasione, alle 6:20, alle 7 e alle 7:14. Ma tra le sue annotazioni ci sono anche orari come le 3:45. Inoltre, sostiene di aver ricevuto messaggi che le chiedevano di dare i soldi che spettavano alla nipote e in una lettera si leggeva che al cimitero tutti la chiamavano “la maga Circe”. Teresina ha ricevuto diverse di queste comunicazioni, una delle quali recitava: “Settimo, non rubare”. La verità verrà alla luce solo quando entrambe le parti avranno avuto l’opportunità di presentare le loro prove e testimonianze.

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