Presunta truffa sul reddito di cittadinanza: i commercianti compiacenti
Un’indagine condotta dai carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Milano ha portato alla denuncia di quasi 600 persone, principalmente cittadini extracomunitari di origine somala, accusate di percepire indebitamente il reddito di cittadinanza “monetizzato” attraverso commercianti compiacenti. Secondo quanto emerso dall’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, i commercianti si trattennero il 10% dell’importo dell’operazione.
L’attività sinergica con gli uffici dell’INPS ha permesso ai carabinieri di individuare cittadini che percepivano il reddito di cittadinanza senza possederne i requisiti. Successivamente, analizzando i flussi finanziari, è stato scoperto che questi cittadini effettuavano acquisti anomali e ricorrenti presso tre esercizi commerciali di Milano, tra cui un Internet point, un negozio di apparecchiature telefoniche, una rivendita di prodotti alimentari e un ristorante kebab.
I gestori di questi tre esercizi commerciali sono stati indagati e, attraverso l’esame dei tabulati telefonici e le intercettazioni, è emerso che consentivano il versamento dell’intero credito della carta magnetica caricata con gli importi del reddito di cittadinanza, nascondendo la provenienza illecita del denaro. In cambio, ricevevano somme in contanti trattenendo una percentuale variabile dal 10% al 15% su ogni transazione.
Le indagini hanno permesso di recuperare 413mila euro riciclati dagli esercenti e hanno quantificato il danno allo Stato in 2,3 milioni di euro a causa della percezione indebita del reddito di cittadinanza da parte degli indagati.
Dei 633 individui che hanno effettuato acquisti con il reddito di cittadinanza presso i tre esercizi commerciali oggetto dell’indagine, 597 sono stati deferiti presso 14 Procure della Repubblica, mentre i restanti 36 soggetti, in possesso dei requisiti, sono stati segnalati all’INPS per l’indebito utilizzo del beneficio, che è stato immediatamente sospeso.
Due dei tre titolari delle attività commerciali sono stati deferiti in stato di libertà per il reato di riciclaggio continuato, con sequestro di 40.000 euro considerati profitto del reato. Il terzo titolare, cittadino bengalese, è stato sottoposto agli arresti domiciliari per riciclaggio continuato e abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento.
I carabinieri hanno proceduto al sequestro della somma illecitamente accumulata dal commerciante, che è stato condannato a 2 anni e mezzo di reclusione e alla confisca di 20.800 euro, considerati profitto del reato di riciclaggio commesso.