Molti universitari di Brescia si trovano ad affrontare contratti di locazione non conformi, secondo l’allarme lanciato dal sindacato degli inquilini Sunia Brescia. Questo allarme è una risposta alla ricerca condotta da Campus Edilizia Brescia, che ha certificato un aumento del 50% del canone di affitto in meno di dieci anni. Tuttavia, il sindacato ha collaborato con l’Assessorato alla Casa e l’Ufficio Statistica del Comune di Brescia per ottenere dati ridimensionati rispetto alla ricerca del Cresme. Secondo lo studio statistico condotto su dati OMI e ISTAT tra il 2017 e il 2022, i canoni di locazione medi nelle 15 zone economiche del Comune di Brescia sono variati in modo non lineare, con alcune zone che hanno registrato diminuzioni di prezzo. Ad esempio, nel centro storico si è registrato un calo del 10% del canone medio annuo al metro quadro, mentre a Lamarmora il calo è stato dell’8%. Anche la zona di Sant’Eufemia ha registrato una variazione, seppur contenuta. Tuttavia, il sindacato denuncia un “enorme sfitto privato” che ammonta a oltre 12.000 alloggi alla fine del 2021, secondo dati ISTAT. Questo potrebbe indicare la presenza di un mercato nero degli affitti, di una preferenza per gli affitti brevi o di proprietà che preferiscono lasciare gli alloggi vuoti. Il Sunia chiede di penalizzare fiscalmente i locatori che tengono sfitto gli alloggi e chiede l’intervento dell’Agenzia delle Entrate per individuare coloro che eludono il fisco e non rispettano i diritti dei conduttori. Infine, viene menzionato il progetto Me.Ka. promosso dall’Assessorato alla Casa del Comune di Brescia, che mira a incrociare l’offerta privata di alloggi con la domanda debole, ma che al momento mostra risultati ancora lontani dal bisogno reale.

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